PEPPE ERCOLI
Cronaca

“L’ho uccisa, ma non ricordo”. La confessione del moldavo sulla morte di Angelina

Dorin Nemtelea, accusato di aver ucciso la 46enne brasiliana residente a Colli del Tronto (Ascoli), ha rivelato: “Ero confuso”. Ancora sconosciuti i risultati dell’autopsia

Dopo la segnalazione del cadavere in strada, i carabinieri hanno subito proceduto con gli interrogatori (foto d'archivio)

Dopo la segnalazione del cadavere in strada, i carabinieri hanno subito proceduto con gli interrogatori

Ascoli, 6 giugno 2024 – “Sì, l’ho uccisa io, ma non ricordo come è successo e perché. Ero confuso”. Questo ha confessato Dorin Nemtelea il 41enne moldavo accusato di aver ucciso lo scorso 4 aprile Angelina Soares De Souza, 46enne brasiliana da anni residente a Colli del Tronto dove ha convissuto con un sambenedettese; dalla relazione è nata una figlia, affidata al padre naturale. L’uomo non ha saputo raccontare nei dettagli cos’è successo all’alba di quella mattina quando un tragico volo dal quarto piano ha spento la vita alla donna. Lo avevano arrestato i carabinieri di Ostia e per ordine del giudice delle indagini preliminari è detenuto in carcere. Nel frattempo è stata effettuata l’autopsia di cui non si conoscono i risultati.

Tarda ad arrivare l’autorizzazione alla sepoltura della donna di origini brasiliane tanto che non è stato possibile fissare i funerali.

La salma è all’obitorio di Roma; alla magistratura i familiari hanno anche chiesto l’autorizzazione alla cremazione, desiderio espresso in vita dalla De Souza. Evidentemente prima di dare il via libera la Procura vuole avere certezze dall’autopsia i cui risultati più pregnanti dovrebbero essere depositati a breve, tanto che in famiglia si confida di poterle dare sepoltura intorno alla metà di giugno.

“L’unica cosa che chiedono i familiari è poter seppellire Angelina, ma vogliono anche capire come è morta e per quale motivo” commenta l’avvocato Umberto Gramenzi che assiste i familiari della brasiliana assassinata. Dopo la segnalazione del cadavere in strada, i carabinieri avevano sentito Nemtelea che inizialmente ha riferito di un gesto volontario della De Souza; una versione che si è subito scontrata con il racconto di alcune delle poche persone presenti a quell’ora nel palazzone in via Fasan ad Ostia, i cui appartamenti sono interamente occupati solo nel periodo estivo; in pochi vi abitano tutto l’anno. Quelli che c’erano hanno comunque riferito che c’era stata una delle furibonde liti fra i due.

Da Roma nei giorni successivi è rimbalzata la voce che l’indagato, dopo aver negato alcuna responsabilità, avesse ammesso di aver messo le mani al collo della donna, di averla quindi strangolata e averla poi gettata nel vuoto. Una versione che però non ha poi confermato, pur ammettendo l’omicidio. E’ invece importante ai fini giudiziari stabilire se la vittima sia stata spinta nel vuoto quando era ancora viva o se invece ciò è accaduto dopo che era stata uccisa in casa.