"Non possiamo farci nulla"

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‘Italia Nostra’ sulla nuova cava ha chiamato in causa anche il sindaco di Acquasanta, Sante Stangoni. Che chiarisce, però, può fare ben poco per bloccarla. "Come su tutti i territori – dice Stangoni – deve essere fatto uno studio che sia consono alle direttive, ai protocolli e alle linee guida. A noi non è arrivato ancora nulla, ma come tutti coloro che aprono le cave, anche questo privato ha presentato un progetto sulla base del Piano che vige in materia. Lo valuteremo e lo porteremo in consiglio comunale, ma se ci sono tutti i requisiti non ci possiamo opporre. E’ la Provincia che riceve i progetti e stabilisce se sono consoni, dopodiché vengono trasmessi al Comune di competenza per essere portati in consiglio. Il ruolo del Comune è dunque relativo. Ci dobbiamo attenere a quello che è il progetto accettato dalla Provincia. Posso capire il malcontento di qualche abitante e mi dispiace, però se il progetto è in regola il Comune non può dire di no. Anche se ritengo che il Piano cave sarebbe da rivedere". Nel comune di Acquasanta sono attualmente attive cinque cave di travertino. La legge regionale di settore, con le sue successive modifiche, e il Piano regionale delle attività estrattive (Prae) coniugano le esigenze imprenditoriali e produttive con la sostenibilità ambientale e paesaggistica. Negli ultimi due decenni, nelle Marche, l’attività estrattiva ha progressivamente modificato la struttura aziendale delle imprese di settore, passando da un modello prevalentemente artigianale-familiare ad uno proprio della piccola e media impresa di tipo industriale. E vive da sempre una caratteristica dualità dato che sottrae risorse non rinnovabili e modifica, alle volte radicalmente, la morfologia del territorio.

l. c.