
È stato l’unico pittore a dipingere due palii per la Cavalcata dell’Assunta: quello del 2020 non assegnato, causa pandemia, ma donato alla Cattedrale di Fermo, e quello del 2021 vinto dalla contrada Molini Girola. Lui è Massimiliano Berdini, 50 anni. Se lo chiamo artista, si schernisce. E allora? La definizione giusta sarebbe "orafo per sopravvivere e pittore per vivere". Lo raggiungo nel suo laboratorio alla periferia di Fermo, per la strada che conduce alla Valdete, poco sotto il convento dei Cappuccini. Racconta che, non sono stati tanto gli studi artistici – importanti pur essi – a formarlo, quanto la frequentazione assidua e quotidiana fin da pre-adolescente del maestro Giuseppe Pende, incontrato presso una fonte. Gli ha cambiato la vita, il modo di concepire la pittura, e prima di tutto il modo di guardare il mondo circostante, la sua profondità. "Mi ha insegnato che l’arte è la vita e la vita è l’arte" mi dice trovandomi d’accordo sul fatto che di Pende si parla poco o nulla nei circuiti locali. Quando vado a trovarlo, Massimiliano, che ha il fisico da gladiatore e il sorriso aperto e buono, se ne sta chino sul banchetto dai quattro cassetti. Tira fuori una piccola croce con zaffiri blu e diamantini di oro giallo e bianco. Mi spiega la tecnica del bulino. Sul piano vedo alcune minuscole pietre bianche. Le lavora per conto di un gioielliere di Milano. Sono sassi raccolti da gente comune che vi ha intravisto una qualche forma. C’è anche un pezzetto di marmo bianco di Carrara da cui ha ricavato il volto dolcissimo della Madonna. Diventeranno pendenti. All’Istituto d’Arte dove s’è diplomato ha avuto grandi insegnanti. Ricorda Corrina, Fornarola, Pancione. Successivamente ha fatto studi di gemmologia. La piccola stanza dell’orafo è ingombra di strumenti: pantografo, lavatrice ad ultrasuoni, martelletti, lime, tutto mini. Cambiamo stanza. Quella della vita... e dei pennelli. I quadri sono appesi ai muri. Non molti. Molti di più sono altrove. Ce n’è uno che ricorda proprio Pende: natura, un pittore che "guarda un’immagine e dipinge la realtà", e i sogni che si alzano (se ne vanno?) in mongolfiera. E c’è un quadretto curioso. Nel periodo berlinese, Massimiliano ha dipinto il regista Domenico Distilo, che aveva vinto l’Orso d’Oro, mentre lo attendeva, infreddolito, fuori da un negozio vintage. E ce n’è un altro, direi storico per soggetto ed oggetto: un samurai che Massimiliano disegnò in prima elementare. Carriera predestinata.
Adolfo Leoni