"Pronto soccorso in affanno e ci mandano casi Covid"

A partire da ieri sono stati spost ati qui i ricoveri. Operatori sanitari e sindacati sul piede di guerra: "Si continua con scelte inaccettabili"

Infermiera esausta (Foto d’archivio)

Infermiera esausta (Foto d’archivio)

Ascoli, 19 giugno 2022 - La nuova gestione del ricovero dei pazienti positivi al Sars-Cov-2 pianificata dalla direzione sanitaria dell’Area vasta 5, ora che la pneumologia Covid è stata chiusa e riconvertita in ‘pulita’, ha generato qualche perplessità tra gli operatori dei reparti coinvolti dalla presa in carico dei degenti colpiti dal virus. Secondo quanto disposto dalla direzione medica del presidio unico, a partire da ieri sono le Ot (osservazione temporanea) dei Pronto soccorso degli ospedali di Ascoli e San Benedetto ad occuparsi di eventuali ricoveri di pazienti Covid. Nella prima, dove a ieri c’erano tre positivi (in Pronto soccorso invece due bambini positivi), sono disponibili 4 posti letto, estendibili a 5, utilizzabili anche per eventuali cluster nei reparti, oltre ai 2 posti letto di semi-intensiva Covid presenti nell’unità operativa complessa di pneumologia. Nell’Ot dell’ospedale della riviera, invece, dove ieri c’era un positivo, sono disponibili 8 posti letti Covid, estendibili a 10, anche qui utilizzabili per eventuali sopravvenuti cluster nei reparti, oltre ai 3 posti letto di intensiva dedicati nell’unità operativa complessa di anestesia e rianimazione. E ancora, nella programmazione della direzione medica si specifica come per la gestione dei pazienti Covid ‘restano in vigore le disposizioni dell’Asur con l’obbligo di verificare, in caso di necessità di un ricovero ordinario, i posti letto disponibili nella rete regionale di malattie infettive’ e si aggiunge che "il 30 giugno sarà rivalutata la possibilità di riattivare 20 posti letto ‘puliti’ nel reparto di pneumologia del ‘Mazzoni". Insomma, questa è la nuova organizzazione dell’Area vasta 5 per la presa in carico di pazienti Covid. Organizzazione che, come detto, non è stata ben accolta, sia dagli operatori sanitari dei reparti interessati, sia dai rappresentanti sindacali dell’Usb, per una serie di ragioni tra le quali – come riferiscono i diretti interessati – "la mancanza nell’Ot di aria condizionata, l’impossibilità per gli infermieri di farsi la doccia dopo un turno di 4 ore con addosso la divisa Covid in virtù del fatto che poi devono recarsi in Pronto soccorso per continuare il lavoro di emergenza e, non da ultima, la mancata erogazione di quanto dovuto per i tempi di vestizione".

«La dirigenza continua con scelte inaccettabili – conclude Giuliani dell’Usb – riproponendo ricoveri nella Ot rossa, reparto che non ha camere a pressione negativa e dove i lavoratori sono stremati dato che dopo 4 ore di Dpi Covid a una temperatura insostenibile, devono svestirsi in un luogo dove non c’è il percorso sporco/pulito. Inoltre il reparto di nefrologia è stato chiuso. Ma non sappiamo se per sanificare in seguito a un cluster Covid, o se a tempo indeterminato".