Ascoli, i rifiuti tornano in provincia. Comitati in rivolta

L'ultima assemblea dell'Ata ha decretato il ritorno della spazzatura nelle discariche Relluce e Geta

La discarica Geta

La discarica Geta

Ascoli, 30 dicembre 2018 - Il ritorno dei rifiuti nelle discariche della nostra provincia per i prossimi 5 mesi ha suscitato molte reazioni, non solo da parte dei sindaci di Castel Di Lama, Appignano e Castignano, che hanno espresso voto contrario, ma anche da parte dei comitati ambientalisti 'Tutela colline picene', 'Tutela del Bretta', 'Ci RifiutiAmo' e 'Movimento a difesa del cittadino'. «Tre anni persi a discutere di discariche – scrivono in una nota – e siamo ancora qui, con una nuova emergenza rifiuti che sembra creata ad arte per consentirne il ritorno in Provincia al di fuori delle norme. Avevamo chiesto di uscire dalla logica della discarica come punto centrale del Piano d’ambito e concentrare gli investimenti nei processi di riuso, recupero, riciclo e riduzione degli scarti. Ma i documenti del Piano d'ambito non contengono una vera programmazione, non individuano siti idonei per piccole discariche di servizio funzionali al percorso di riduzione. Al contrario, si continuano a considerare solo i luoghi già utilizzati (Alto Bretta e Relluce), condannandoli a diventare una mega-discarica.

«E anche l’ultima Ata non ha prospettato soluzioni concrete e durature, nascondendosi dietro lo spauracchio di aumenti delle tariffe. Prima si modifica l’accordo con Fermo senza avere una soluzione alternativa, poi si lancia l’allarme rifiuti. Al contrario, anche il buon senso, così come il principio 'chi inquina paga', vorrebbe piccole discariche di servizio distribuite sul territorio, perché inquinano meno e fanno leva sulla responsabilità del cittadino, che è portato a ridurre i rifiuti e migliorarne la qualità. Perché nessuno ha investito sull’impianto di compostaggio, quando smaltire l’umido costa oltre 130 euro a tonnellata, mentre si potrebbe vendere il compost di qualità a 100 euro a tonnellata e restituire in bolletta i ricavi? Perché i Comuni smaltiscono in discarica ancora il 35-40% dei rifiuti e non si impegnano in politiche di riduzione dell’indifferenziato? Cosa aspettano ad introdurre la tariffa puntuale, che la tariffa abbassa i costi e rende il servizio più efficiente? Quanto costa l’inerzia delle amministrazioni? Noi verificheremo l’operato delle istituzioni competenti, perché l’azione dei comitati ha portato risultati concreti in termini di tutela della salute e dell’ambiente, beni che tutti considerano prioritari rispetto a presunti risparmi di gestione, attuabili adottando i principi dell’economia circolare».