Terremoto nelle Marche, ricostruzione al palo. Abusi edilizi nel mirino

Decreto sisma, il relatore ammette i limiti. Oggi riparte la discussione al Senato

Il sindaco di Arquata, Aleandro Petrucci

Il sindaco di Arquata, Aleandro Petrucci

Ascoli, 26 giugno 2018 - Se anche l’oste dice che il vino non è buono, beh, c’è da credergli. L’oste in questo caso è Stefano Patuanelli, senatore dei Cinque Stelle e relatore del disegno di legge di conversione del decreto terremoto, il numero 55 del 29 maggio. Il lavoro portato avanti dalla commissione speciale del Senato è arrivato la scorsa settimana in aula e oggi è prevista la ripresa della discussione.

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E si ripartirà da un punto fermo tutt’altro che positivo, messo in luce dallo stesso Patuanelli: «Ci sono dei temi che non siamo riusciti a toccare e dei problemi che non siamo riusciti a risolvere», ha riconosciuto candidamente. Il vino non è buono, appunto. La relazione di Patuanelli è tutta condita da una serie di «avremmo voluto ma non ci siamo riusciti».

L’obiettivo dichiarato era quello di andare oltre gli ambiti del decreto legge per risolvere un mare di problemi che finora non hanno avuto soluzioni. Uno di questi, come noto da tempo, è legato al fatto che molte delle abitazioni colpite dal terremoto presentano piccole difformità, chiamiamole lievi abusi edilizi: si va dagli spostamenti delle aperture a modesti aumenti dell’altezza complessiva.

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Tutto questo però costituisce un ostacolo ai progetti di ricostruzione e all’accesso ai contributi. Un ingegnere ha riassunto così la questione di fronte alla commissione del Senato: «I tecnici dei Comuni, impauriti dai controlli, non assumono alcuna iniziativa dettata dal buon senso e quindi considerano abuso qualsiasi difformità per differenze anche di soli pochi centimetri dal progetto».

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Ebbene, se la diagnosi c’è, della cura ancora non c’è traccia. Ricorriamo ancora a Patuanelli per averne conferma: «La commissione ha cercato con grande impegno ma purtroppo senza successo di trovare una soluzione ai problemi delle piccole difformità che non consentono l’asseverazione di conformità urbanistica da parte del tecnico, quindi l’accesso al contributo». Un altro buco nell’acqua, insomma. Che non stona per niente in quello che, dal 24 agosto 2016 a oggi, è diventato palesemente un totale caos normativo. Non lo diciamo (solo) noi, ma lo conferma lo stesso Patuanelli nella sua relazione. Seguiamolo bene: «Vi è un emendamento che prevede una richiesta, tramite legge, al commissario per la ricostruzione, che dovrà far fronte a un tema molto sentito e che abbiamo sentito citato molto spesso nelle audizioni: la chiarezza normativa. La struttura commissariale ha emanato, credo, 59 ordinanze, alcune delle quali ancora in sospensione, su un impianto normativo corposo, ritoccato moltissimo volte dal Parlamento».

Occhio alla conclusione: «Questo fa sì che oggi un tecnico che debba redigere la pratica per la richiesta del contributo non ha un unico testo su cui lavorare, ma ha di fronte una normativa frastagliata». A conti fatti, finora il testo legislativo in discussione non risolve molte delle questioni sul tavolo. Per ora è prevista una serie di proroghe (relative a stato di emergenza, sospensione del pagamento dei contributi previdenziali, canone Rai, pagamenti di luce, acqua e gas, sospensione dei mutui) ma molti dei nodi sono ancora da sciogliere. Oggi, dunque, si riparte con la discussione. Sperando che l’oste, stavolta, riesca a portare un vino decente.