Terremoto, nessuna relazione tra pianeti e sisma. Parola di astrofisico

L’astrofisico Leopoldo Benacchio smonta le ipotesi dell' "allineamento dei pianeti" di moda sui social

Leonardo Benacchio, professore dell’Istituto nazionale di Astrofisica

Leonardo Benacchio, professore dell’Istituto nazionale di Astrofisica

Ascoli, 6 novembre 2016 - «L’allineamento dei pianeti come segno premonitore di terremoti sulla terra è una fandonia basata tra l’altro su un presupposto inesistente». Leopoldo Benacchio, ordinario dell’Istituto nazionale di Astrofisica (l’equivalente dell’Ingv che però guarda al cielo e non alla terra) e docente all’Università di Padova, non lascia il minimo spazio all’ipotesi di Stefano Calandra, che da una decina di giorni rimbalza da una pagina Facebook all’altra, scatenando discussioni nel migliore dei casi e crisi di panico nel peggiore.  

La sua spiegazione dei terremoti è salita alla ribalta delle cronache (dei social) da quando, prima delle scosse di mercoledì 26 ottobre, parlò di un elevato rischio sismico in centro Italia, in qualche modo anticipando ciò che sarebbe in effetti accaduto il giorno seguente. Operatore turistico di professione, Calandra è un appassionato di astronomia e prima di ogni altra cosa tiene a precisare di non essere «uno scienziato». Ripercorrendo le orme del più noto Raffaele Bendandi, padre di una pseudoteoria molto simile alla sua, in seguito al terremoto di Amatrice avrebbe notato una curiosa coincidenza tra gli eventi sismici e l’allineamento dei pianeti con la terra. Da qui l’approfondimento degli studi e la dichiarazione su Facebook datata 25 ottobre, che a distanza di 24 ore si trasformò ‘previsione esatta’.

Professor Benacchio, cosa pensa dell’ipotesi di Calandra?

«Premetto di non essere uno scientista, cioè uno che reputa meritevole di considerazione solo ed esclusivamente quel che proviene dal mondo accademico. Voglio dire: se c’è qualcosa di interessante, da qualunque parte provenga, ritengo vada approfondito. Nel caso citato dal Calandra, però, non vedo alcun elemento interessante. Anzi, la risonanza avuta dalla sua ipotesi è quasi preoccupante».

Si spieghi meglio.

«Innanzitutto non si può parlare né di ‘teoria’ né di studioso ‘autodidatta’. La teoria, infatti, è una descrizione analitica e sintetica allo stesso tempo, corroborata da infinite prove. E non è questo il caso. L’autodidatta, invece, deve aver almeno cercato di approfondire i concetti e i temi di base della disciplina di cui vuole occuparsi e anche di questo non mi pare ci sia traccia».

Andando al sodo, l’allineamento dei pianeti in che misura può influire sugli eventi sismici?

«Nessuna. Anche perché l’allineamento dei pianeti è un presupposto che non esiste. I pianeti, trovandosi su piani diversi, non stanno mai sulla stessa retta. Al massimo, come nel caso dell’ipotesi presa in considerazione, possiamo immaginarli, visti dalla Terra, come se fossero tutti entro un unico cono, per altro molto ampio. Comunque ammesso che l’opinione in questione si riferisca a questa situazione, per altro molto frequente, l’unica azione che possono esercitare i pianeti sulla terra, tolta la magia, è di tipo gravitazionale».

Bene, dunque?

«Dunque dal punto di vista gravitazionale a giocare un ruolo fondamentale è la distanza dalla terra. E i pianeti presi in esame sono troppo lontani per esercitare un’influenza concreta. Cerco di spiegarlo in modo comprensibile: la luna, ad esempio, è praticamente ‘attaccata’ alla terra e infatti ha un ruolo importante nelle maree. Diciamo che in qualche modo attrae i mari verso di sè. Giove, che è il più importante tra i pianeti del sistema solare avendo la massa maggiore, circa mille volte in più della Terra, dista dal sole circa il quintuplo della terra: quasi un miliardo di chilometri. Una massa immensa, quindi, ma lontanissima dal nostro pianeta. Alla luce di questo, dal punto di vista gravitazionale, l’influenza di Giove sulla Terra è la stessa di un uomo di cento chili su un altro uomo che si trovi a un metro da lui: praticamente nulla».

E la previsione del 25 ottobre quasi azzeccata in pieno?

«E’ una coincidenza. Come quando per il terremoto in Friuli del 1976, che ho vissuto in prima persona, si iniziò a parlare del vento caldo come segno premonitore o addirittura concausa. E il bello è che si tratta di un’idea diffusa ancora oggi. I geologi, perché la competenza delle ricerche in campo sismico è solo loro e non degli astronomi, hanno redatto da un paio di decenni una mappa precisa delle aree più a rischio in Italia, dopo studi approfonditi e lunghissimi. Ciò ci ha permesso di conoscere il rischio sismico di ogni singola provincia italiana, una conquista importantissima. Ecco, questa è scienza».

Perché ha definito la risonanza dell’ipotesi di Calandra «preoccupante»?

«Condividere pubblicamente certe opinioni diventa pericoloso, soprattutto quando si gioca con la paura della gente. Per non parlare di chi lo fa, senza competenze, toccando questioni che riguardano la medicina e la salute: in questo caso non esito a definire comportamenti del genere ‘criminali’».