Vette analoghe e il misticismo dell’ascesa

Di un cammino particolare in montagna parleremo oggi. Dove le montagna sono diverse eppure analoghe. Dall’Occidente all’Oriente e ancora oltre. Dove la meditazione, il silenzio, il senso, il significato le accomuna tutte. E, allora, iniziano il nostro andare, stavolta senza scarponi e piccozza, solo sfogliando un libro. Vette analoghe s’intitola. Lo ha scritto l’ascolana Flavia Orsati, docente di lettere, guida ambientale escursionistica, laureata in Filologia moderna. Dalla Corona della nostra Sibilla, che fornisce la copertina, spaziamo idealmente, a 360°, nei vari continenti cogliendo il primo concetto: "L’elemento della "Montagna cosmica", intesa come axis mundi, ricorre in diverse culture, filosofiche e religiose, lontane tra loro sia cronologicamente sia geograficamente, tanto da divenire, sovente, centro cosmologico non solo di riti di tipo animistico-sciamanico, ma anche delle grandi religioni monoteiste; riscontriamo tracce divine sui monti, infatti, in Oriente come in Occidente, nei culti estremo orientali e in quelli dell’America precolombiana, nella tradizione egizia e in quella celtica del Nord Europa, nell’Islam e nel Cristianesimo". La Orsati riporta una frase di René Daumal: "Il Monte Analogo è la montagna simbolica che unisce il Cielo alla Terra; via che deve materialmente, umanamente esistere, perché se no, la nostra situazione sarebbe senza speranza…". Guardare in alto, ascendere, toccare le cime. Tanti artisti non le hanno raggiunte, ma le hanno sentite essenziali all’esistenza: da Leonardo a Caspar David Friedrich, da Segantini a Roerich. Coraggiosa la notazione tratta da Meditazione delle Vette del barone nero Julius Evola: "I due grandi poli della vita allo stato puro: azioni e contemplazione vi si congiungono. Azione - attraverso la responsabilità assoluta, l’assoluto sentirsi soli, lasciati alla sola propria forza, al solo proprio ardire cui il più lucido, il più chirurgico controllo deve unirsi. Contemplazione – come il fiore stesso di questa vicenda eroica, quando lo sguardo diviene ciclico e solare, là dove non esiste che cielo, e nude e libere forze che rispecchiano e fissano l’immensità nel coro titanico delle vette". Pregiato il capitolo sulla cosmologia di Induismo, Buddhismo e Jainismo che "si fonda su un pilastro fondamentale, ovvero l’esistenza di una Montagna Cosmica che sorregge tutto il creato, chiamata Meru o Sumeru...". Una vasta raccolta iconografica chiude il volume, impegnativo come ascendere una cima, passo dopo passo.

Adolfo Leoni