PIERFRANCESCO PACODA
Cronaca

30 Second to Mars: lo show è servito

La band di Jared e Shannon Leto per la prima tappa italiana del tour, tra successi e ultimi lavori

All’interno della scena del rock americano dei primi anni 2000, quando i linguaggio del punk e quello successivo del grunge erano diventati fonte di ispirazione per tantissimi ragazzi alla ricerca di una personale forma di espressione, i 30 Seconds to Mars, trovarono subito una via originale di rilettura e interpretazione di formazioni generazionali come i Nirvana e, prima, i Led Zeppelin. Così il gruppo arriva questa sera alla Unipol Arena di Casalecchio per la prima della sue due date italiane, con un repertorio che è entrato ormai nel cosiddetto ‘songbook’, le raccolte di spartiti e testi di canzoni diventate patrimonio condiviso e popolare.

Una storia, la loro, che inizia alla fine degli anni 90 a Los Angeles, grazie alla passione dei fratelli Jared e Shannon Leto per la musica che era la colonna sonora alle giornate di tanti adolescenti come loro, il punk, appunto, le chitarre distorte che facevano sempre da contrappunto ad aperture melodiche, testi da cantare in coro nelle feste nei college. Così arrivano al disco omonimo d’esordio del 2002, che inizia a far circolare il loro nome fuori dai piccoli club locali e a catalizzare l’attenzione di MTV, in quelli anni una realtà decisiva per promuovere musicisti esordienti, che invita al gruppo a partecipare al programma Campus Invasion. È l’inizio di un viaggio nel pop internazionale, il gruppo diventa il simbolo di una maniera di interpretare il rock saldamente ancorata alle radici, ma con una ventata di freschezza che piace ai giovanissimi e che fa subito imporre i loro album ai vertici della classifiche. "Ci siamo sempre sentiti a 30 secondi da Marte", dicono, spiegando la scelta del loro nome, che fa riferimento a una teoria sui viaggi spaziali elaborata da un professore dell’Università di Harward, sul progresso tecnologico che ci porterà a raggiungere velocemente pianeti lontani. Da allora la loro esistenza è fatta di grandi successi e di attenzione per la sostenibilità ambientale del loro lavoro, già nel 2006, quando allestiscono un tour che non consente l’emissione di sostanze inquinanti durante i concerti. Con le loro iniziative sostengono anche le attività di Hollywood for Habitat for Humanity, che ha come obiettivo quello di realizza abitazioni per persone bisognose in America, e spesso hanno lavorato, insieme ai fan, per costruire materialmente questi edifici. Lo scorso anno è uscito il loro ultimo disco, It’s the End of the World but It’s a Beautiful Day. Il concerto ripercorrerà le tappe più importanti della loro carriera.