
Eleonora Gatti ha dedicato la vita alla ginnastica artistica
Bologna, 13 febbraio 2025 – Era stata accusata di insulti, umiliazioni, schiaffi, bacchettate e violenze varie verso le atlete che allenava nella palestra di Imola. Denunciata da quattro di loro, era finita a processo per maltrattamenti: ora è stata assolta in primo grado con la formula piena, perché “il fatto non sussiste”.
Eleonora Gatti, come ha vissuto gli ultimi due anni?
“Sono stati terribili, tra ansia, frustrazione, preoccupazione. Non c’è stato un momento, in questi due anni, in cui il pensiero non sia andato a questo. Mai mi sarei aspettata che potesse accadermi una cosa simile. Sono sempre stata molto corretta e ho allenato, in questi 37 anni di lavoro, centinaia se non migliaia di atlete, dedicandomi a loro quasi come fossero delle figlie, sacrificando tutto per le ragazze. Tante, anche dopo molti anni, tornano a trovarmi, mi dedicano le tesi di laurea. Non avrei mai pensato di trovarmi all’improvviso dentro una tempesta del genere. Il mondo mi è crollato addosso”.
Com’è iniziata?
“Un giorno, di punto in bianco, sono venuta a sapere dell’inchiesta. Non potevo crederci. Continuavo a domandarmi: ‘Com’è possibile?’ Sei lì che stai lavorando e all’improvviso ti arriva addosso questa valanga. E in un attimo la vita viene stravolta. Tutto cambia, non solo a livello personale, gli effetti ricadono anche sulla propria famiglia”.
In che modo?
“Io lavoro insieme a mio marito, e anche mia figlia si è sempre allenata nella stessa palestra, da quando è nata, si può dire. Quindi conosceva bene chi ha denunciato ed era piena di rabbia per questo, continuava a dire che lei era presente quando avvenivano i fatti e che era assurdo che mi accusassero di cose del genere”.
Come si spiega le accuse, le denunce e tutto il resto?
“Sono consapevole che non si può piacere a tutti e so bene che si possono creare situazioni di esasperazione, soprattutto quando le atlete non riescono a raggiungere i livelli a cui aspirano. Questo, in generale. Quanto successo a me è stato particolare, perché quattro ragazze si sono unite per denunciare, rivolgendosi all’associazione ChangeTheGame”.
Ma sono state decine poi le ginnaste che hanno testimoniato a suo favore. In aula peraltro è stato sentito il direttore tecnico della Nazionale di ginnastica artistica femminile, Enrico Casella.
“È difficilissimo spiegare a chi non conosce la materia come funziona il mondo della ginnastica. Come ha detto anche Casella in aula ‘non è uno sport per signorine’, bisogna cioè avere determinate caratteristiche non solo fisiche, ma anche una grande capacità di sacrificio e una salda determinazione per andare dritti all’obiettivo. Il turn over delle ginnaste è abbastanza frequente, infatti. È un mondo in cui servono regole rigidissime e una disciplina ferrea”.
Ad esempio?
“La ginnastica artistica è la disciplina con il più alto numero di infortuni e malanni, più di qualsiasi altro sport. Basta un arrivo fatto male e si resta sulla sedia a rotelle. Si rischia anche la vita. Per questo servono regole rigide. Ma non ho mai usato violenza sulle atlete, l’ho sempre negato e anche molte ginnaste hanno smentito quelle dichiarazioni. Ho solo cercato di far rispettare le regole, quello era il mio lavoro. Faccio la formatrice di tecnici e istruttori e sono giudice nazionale da molti anni. Conosco il codice punteggi a memoria, so quello che il giudice vuole vedere. Il mio compito è appunto di correggere. Potrei non farlo, ma non otterrei certi risultati”.
Cosa ha provato alla lettura della sentenza, martedì?
“Non ho voluto essere presente, stavo troppo male. Ma poi sono venute in palestra le mie legali, Daniela e Giada Mascherini, e mi hanno dato la notizia. È stato un momento molto commovente. Ci siamo abbracciate e abbiamo brindato”.
Ora si torna alla normalità?
“Ho iniziato a respirare un pochino quando sono tornata a insegnare dopo la sentenza del tribunale federale. E oggi, finalmente, respiro a pieni polmoni. Vado avanti con la mia vita. Continuando a fare quello che amo”.
L’inchiesta
Nella primavera del 2023, la Procura di Bologna ha aperto un’inchiesta per maltrattamenti a carico di Eleonora Gatti, istruttrice di ginnastica artistica di Imola, con la società ’Ginnastica Biancoverde’, dopo la denuncia di quattro ginnaste. Ora l’istruttrice, assistita dagli avvocati Daniela e Giada Mascherini, è stata assolta in primo grado con formula piena “perché il fatto non sussiste" nel processo con rito abbreviato condizionato (pm Augusto Borghini, presidente della prima sezione collegiale Massimiliano Cenni). “La difesa si è incentrata sulle contraddizioni in cui sono cadute le ragazze che hanno denunciato e la loro inattendibilità e sulla dimostrazione della correttezza delle tecniche di allenamento – ha commentato Daniela Mascherini –. È stato un processo molto complicato, soprattutto per l’impatto mediatico. Eleonora ha dedicato tutta la sua vita alla ginnastica e alle atlete e poi si è trovata in mezzo a questa vicenda. Per lei è stata durissima vedere quelle accuse infamanti sui giornali. È riuscita ad andare avanti nella consapevolezza di non aver mai fatto quello di cui era accusata. Oggi siamo molto contente”.