Bologna, raggirò 20 condomini: amministratore finisce a processo

Dal 2017 avrebbe gonfiato le spese dei residenti. Chiusa l'inchiesta e fissato il rito abbreviato

 il pm Marco Imperato

il pm Marco Imperato

Bologna, 24 settembre 2022 - L’avrebbe fatta grossa tra il 2017 e 2021 in giro tra Bologna e Ravenna. Lui, all’anagrafe Marco Cedrini, 51 anni della nostra città, nella sua lunga veste di amministratore di condominio, in concorso con la moglie e un imprenditore edile – per i quali la Procura procede separatamente – si sarebbe appropriato illecitamente della bellezza di 323.856 euro.

"Somme – scrive il pm Marco Imperato riconducibili ai condomìni amministrati" provenienti dai loro conti correnti "di cui, per la sua veste, ne aveva la disponibilità". Dalla primavera scorsa è ai domiciliari e il primo dicembre si presenterà davanti al gup Alberto Gamberini per discutere l’abbreviato richiesto dall’avvocato Maria Serena D’Urso (la Procura aveva chiesto invece il giudizio immediato). Sul piatto, quel giorno, ci saranno le posizioni di 20 condomìni: otto Bologna, sei a testa tra Ravenna e Lido Adriano. I cui residenti si stanno organizzando per dare vita a una class action per poi costituirsi nel processo, come spiega l’avvocato Laura Becca che ne rappresenta alcuni: "Il quadro probatorio è molto solido, valutiamo la costituzione per tentare di recuperare il denaro sottratto". Quel ’tesoretto’, gli oltre trecentomila euro contestati, emersi analizzando la contabilità di quei 20 edifici dei 150 condomìni gestiti da Cedrini e dal suo studio. La punta di un iceberg, secondo la Procura e le fiamme gialle, che stanno proseguendo le analisi dei registri relativi agli altri stabili, con questa parte di indagine ancora aperta.

Gli inquirenti partirono dalla denuncia di una ex impiegata dell’imputato la quale "si rese conto – così gli atti – che ai condomini veniva richiesto il pagamento di somme per consumi, gas e altro che non corrispondevano agli effettivi". Gli importi addebitati, infatti, venivano "per così dire gonfiati" mentre una parte dei soldi presenti sui conti correnti "veniva distratta con bonifici senza alcuna giustificazione". E qui, sempre stando alle accuse, sarebbero entrati in gioco la moglie e l’imprenditore – indagati a piede libero – la cui ditta sarebbe stata usata "per giustificare pagamenti eccessivi rispetto ai lavori effettuati e fatturati, per dare parziale giustificazione alle movimentazioni di denaro verso le sue carte PostePay". Utilizzate poi "a piacimento, principalmente per spese voluttuarie e di natura personale".

 

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