Baby gang, caos sul bus "Mi hanno minacciato con un coccio di vetro e buttato in strada"

Il racconto di un quarantacinquenne, aggredito sul 13 in via Saffi "Erano in sei, ci gridavano ‘Italiani’ come se fosse un insulto. Hanno sputato in faccia all’autista. Ora sono terrorizzato".

Baby gang, caos sul bus  "Mi hanno minacciato  con un coccio di vetro  e buttato in strada"

Baby gang, caos sul bus "Mi hanno minacciato con un coccio di vetro e buttato in strada"

di Nicoletta

Tempera

Scaraventato giù dall’autobus e minacciato con un coccio di bottiglia. Preso a sputi e spintoni. Massimo ha 45 anni. E, da domenica sera, è sotto choc. Da quando, cioè, è stato aggredito da una baby gang mentre tornava a casa con il fratello e il nipotino di 7 anni in bus. "Non riesco a smettere di tremare", dice.

Massimo, ci racconta cosa è successo?

"Ero sul bus di linea 13, erano circa le 21,50 quando alla fermata di via Lame sono saliti sei ragazzini, quattro femmine e due maschi, e hanno subito iniziato a dare fastidio. Si vedeva che cercavano la rissa, provocavano per avere una reazione".

E c’è stata?

"Erano molto volgari, dicevano parolacce a voce alta e nel bus c’erano diversi bambini. Tra loro parlavano in arabo, ma contro di noi parlavano perfettamente italiano. Così un signore ha chiesto loro di moderare i termini. E questo ha dato il via a una serie di insulti senza senso, di molestie a tutti i passeggeri. All’uomo che li ha invitati a darsi una calmata dicevano: ‘Italiano, cosa mi vuoi fare? Picchiami, fammi vedere... Siamo minorenni, non ci possono fare niente’. Dicevano ‘Italiano’ come se per loro fosse un insulto".

Finché avete chiesto l’intervento dell’autista.

"Sì, il passeggero che avevano preso di mira si è stancato ed è andato a chiedere all’autista di far scendere i bulli. Eravamo arrivati in via Saffi. A quel punto sono stato aggredito".

Come mai se la sono presa anche con lei?

"Sono intervenuto per aiutare il conducente, che aveva invitato i sei a uscire, ma ovviamente non avevano nessuna intenzione di farlo. Hanno provato ad aggredire l’autista, gli hanno sputato in faccia. Quando finalmente sono scesi, hanno spaccato una bottiglia di birra sulla panchina della fermata e hanno iniziato a colpire i finestrini del bus. Un caos totale. Sembrava però fossimo riusciti a liberarcene. E invece..."

E invece?

"L’autista (che ha chiamato subito il 113, ndr) era tornato al suo posto, io ero ancora davanti alla portiera, pensavo fosse bloccata. Invece la baby gang è riuscita ad aprirla e mi sono sentito afferrare e scaraventare a terra. Mentre ero sull’asfalto, circondato dai ragazzini, quello che aveva spaccato la bottiglia mi ha puntato sulla faccia il coccio di vetro. Per un attimo ho temuto mi sfregiasse. Prima che accadesse è intervenuto mio fratello, che mi ha tirato da dietro e rimesso sul bus. Mia madre, che ha 70 anni, in quella confusione era rimasta a terra. Siamo tornati indietro a prenderla. Un delirio".

Cosa avete fatto poi? Avete chiamato le forze dell’ordine?

"Sul momento ho pensato a mio nipote, ai bambini che c’erano sul bus e che erano proprio vicino al finestrino mentre quei balordi lo prendevano a pugni. Abbiamo consolato loro. Mio nipote a casa non riusciva a prendere sonno. Poi sono andato ieri (lunedì, ndr) dai carabinieri, ma ho deciso di non sporgere denuncia".

Perché?

"Perché mi hanno spiegato ciò a cui sarei andato incontro presentando una querela contro ignoti, che probabilmente sarebbero diventati presto noti. E a quel punto avrei fatto sapere il mio nome e il mio indirizzo non a sei ragazzini, ma a sei famiglie di persone non integrate e violente. E sinceramente non me la sono sentita di rischiare".

È ancora spaventato?

"Una cosa del genere non mi era mai successa. Ho paura a prendere il bus, mi guardo intorno di continuo, ho paura a trovarmi di nuovo davanti questi ragazzini, che si fanno scudo con la loro età per essere violenti e impuniti".

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