
Marco Astorri e il suo avvocato, professor Tommaso Guerini
Il primo punto nella storia della caduta di Bio-On, la start up delle bioplastiche "unicorno", che arrivò a superare il miliardo in Borsa poi crollò quasi dalla sera alla mattina dopo il report online del fondo speculativo statunitense Quintessential, che nel 2019 la definì "nuova Parmalat a Bologna", è arrivato. Si è chiuso il processo di primo grado. L’ex presidente e fondatore dell’azienda che prometteva di risolvere il problema dell’inquinamento da microplastiche, Marco Astorri, è stato condannato a cinque anni e due mesi; lo stesso il suo vice Guido Cicognani. I due – per cui la Procura aveva chiesto 10 anni – sono stati condannati per manipolazione del mercato, per un comunicato del settembre 2019 (prescritti i fatti antecedenti); per bancarotta impropria, con riqualificazione in false comunicazioni sociali per i bilanci di 31 dicembre 2015 e 2016; e assolti per bancarotta fraudolenta per distrazione (non costituisce reato) e tentato ricorso abusivo al credito (non sussiste). I due non potranno avviare un’impresa commerciale o far parte di uffici direttivi per cinque anni.
Degli altri sette imputati, uno è stato assolto, Pasquale Buonpensiere, ex direttore finanziario. Condannati gli altri: a 4 anni e 4 mesi l’ex direttore generale Vincenzo Folla; a 4 anni l’ex consigliere Gianni Lorenzoni; a 3 anni e 8 mesi l’ex presidente del collegio sindacale Gianfranco Capodaglio; a tre anni e mezzo gli ex componenti del collegio sindacale Vittorio Agostini e Giuseppe Magni e il revisore Gianni Bendandi. Tutti dovranno risarcire le circa 1.600 parti civili e pagarne le spese di difesa; inoltre, l’azienda Ima ha ottenuto una provvisionale di un milione di euro, e Consob di 20mila. Bio-On è stata sanzionata per 258mila euro.
Condanne in parte inferiori rispetto alle richieste della Procura, poiché il procuratore aggiunto Francesco Caleca – che durante la requisitoria aveva paragonato il brevetto e il polimero di Bio-On ai "barattoli con l’aria di Napoli" – e il sostituto Michele Martorelli, che oltre ai dieci anni per i vertici avevano chiesto pene dagli otto anni ai tre e mezzo. Ma il collegio presieduto da Domenico Pasquariello con le giudici Valeria Bolici e Gilda Del Borrello le hanno ridimensionate nei confronti dei principali imputati, in primis Astorri, da sempre ritenuto il ’cuore’ non solo di Bio-On, ma anche dell’inchiesta prima e del processo poi. La sua start up, dopo l’inchiesta della Guardia di finanza, fallì in pochi mesi; fu acquisita all’asta per 20 milioni dalla ditta piemontese di biopolimeri Maip, nel 2023.
"L’impianto della Procura non ha tenuto fino in fondo – riflette a fine udienza il difensore di Astorri, professor Tommaso Guerini –. Dovremo poi capire cosa non ha convinto della nostra linea difensiva. Una volta lette le motivazioni (attese in tre mesi, ndr) ci prepareremo per un appello interessante quanto questo processo finora". E il procuratore aggiunto Caleca: "Processo complesso. Massima considerazione per il Tribunale, che ha lavorato con molta attenzione".
E interviene pure Quintessential: "La sentenza sancisce inequivocabilmente l’illiceità del comportamento (degli imputati). Purtroppo, non possiamo ancora affermare sia stata resa piena giustizia: rimangono senza tutela i molti che, affidandosi alle promesse fantasiose dei condannati, hanno perso i loro risparmi e dovranno aspettare la sentenza definitiva per eventuali risarcimenti. Confidiamo che questa sentenza sia da esempio e monito per il mercato, promuovendo maggiore attenzione e trasparenza. Quintessential, che aveva da tempo segnalato ciò che ora è stato riconosciuto, esprime particolare orgoglio per il proprio contributo a far emergere la verità".