Biografilm, Piccinini in concorso con il doc ‘Il canto delle cicale’

La regista racconta la storia, narrata sul filo della poesia, degli anni vissuti ad accudire la mamma ammalata

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Marcella Piccinini, la regista de ‘La mia casa, i miei coinquilini, il lungo viaggio di Joy Lussu’ torna a documentare una storia. È quella di sua madre Anna Maria, che lei ha accudito con amore e creatività negli anni della malattia, dal 2014 al 2020, quando è entrata in una Residenza sanitaria assistenziale bolognese, perché, dopo essersi ripresa con la riabilitazione, ha avuto una ricaduta. E qui è cominciato il calvario, terminato nel 2021, con la sua scomparsa, simile a quello di tante famiglie italiane con i propri cari, come dice la regista che ha scritto, diretto, montato e prodotto personalmente il film ‘Il canto delle cicale’, in concorso stasera alle 21,30 al cinema Lumière per Biografilm Italia, narrato sul filo della poesia.

Piccinini, il documentario comincia con la sua sola voce, senza immagini, come mai?

"Volevo concentrarmi solo sul suono della voce, sulle parole, perché facendo il film ho capito quanto sia importante la mia voce, ma anche quella delle altre persone. Era la maniera più immediata per raccontare quello che è successo in sette anni attraverso la mia testimonianza".

Cos’è successo in questi sette anni?

"Mamma si è ammalata, non era più del tutto autosufficiente. Ma siamo comunque riuscite a fare tantissime cose, a parte l’ultimo anno, catastrofico: è peggiorata, c’è stato il covid e io sono crollata. La soluzione è stata metterla in una struttura nel 2020. Dopo una ‘polmonite con febbre’, senza che le venisse mai fatto un tampone come richiesto, all’improvviso mi hanno detto che era peggiorata. Era covid. I tamponi, nonostante fosse la seconda ondata, venivano fatti solo una volta al mese, e non le è mai stato somministrato il vaccino come promesso. Per questo e altro è in corso un procedimento penale seguito dai miei avvocati. Questo è avvenuto nel 2020 ma a un certo punto, già malata di covid, mi è stato davvero difficile prendere appuntamenti per vederla. Nonostante tutto, nel film ho cercato di mantenere una linea poetica e musicale forte".

Come ha lavorato col materiale visivo per raccontare la storia di sua madre?

"Prima di lavorare al ‘Canto delle cicale’ stavo girando un altro documentario, dove raccontavo della riabilitazione di mia madre e dell’importanza di avere un famigliare accanto quando si diventa disabili. Poi è successa la catastrofe e ho dovuto cambiare strada, per concentrarmi su ciò che stava succedendo, rilevando la profonda solitudine mia e di altri che stavano vivendo la stessa cosa, perché penso che non si sia posta abbastanza attenzione a quello che è successo. Il mio documentario è la storia di Anna Maria e una voce per questo popolo invisibile".

b. c.

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