CronacaBologna, la ragazza down e il caso maturità, i prof: “Diploma non previsto”

Bologna, la ragazza down e il caso maturità, i prof: “Diploma non previsto”

Gli insegnanti del Sabin intervengono dopo il clamore della storia di Nina, 19 anni: “Il programma di studi era su misura per lei”

Nina, la studentessa del Sabin affetta dalla sindrome down

Nina, la studentessa del Sabin affetta dalla sindrome down

Bologna, 29 marzo 2023 – Per giorni e giorni sono stati additati come pessimi docenti che negano il diritto al diploma ad una loro studentessa disabile. Bene ora gli insegnanti del liceo Sabin hanno deciso di replicare in una lunga lettera aperta firmata dal Collegio dei docenti.

Non ci stanno ad essere accusati, insieme alla loro scuola, per l'esclusione di Nina, la ragazza di 19 anni affetta da sindrome di Down, dall'esame di maturità. Una vicenda che ha avuto una grande clamore, con inviti in tv alla famiglia (presente anche la ragazza) e addirittura manifestazioni di piazza a sostegno delle ragioni della famiglia.

La realtà dei fatti però, secondo il Collegio docenti, è ben lontana da come è stata raccontata. "Negli ultimi giorni - si legge nella lettera aperta - noi docenti del liceo Sabin di Bologna siamo stati sottoposti a dure critiche da parte dei media e dell'opinione pubblica, perché non avremmo permesso ad una nostra studentessa di sostenere l'esame di Stato".

Avendo “supportato al meglio delle nostre possibilità il suo percorso negli ultimi cinque anni, noi docenti avremmo voluto, fin dal primo momento, rispondere a queste critiche rendendo trasparenti le ragioni del nostro operato. È evidente, tuttavia, che il nostro dovere resta quello di rispettare la privacy della studentessa, evitando riferimenti alla sua specifica situazione". La ragazza, ricordano gli insegnanti nella missiva, "ha seguito un percorso scolastico che al suo termine non conduce al conseguimento del diploma", il titolo che la famiglia ha accusato il liceo di volerglielo negare.

“Una programmazione di questo tipo viene proposta, dopo un approfondito studio dei documenti e un'attenta osservazione di competenze in ingresso, punti di forza, fragilità e ritmi di apprendimento, laddove non sussistano, se non attraverso forzature eccessive e inopportune, le condizioni per raggiungere gli obiettivi previsti dallo specifico indirizzo di studi e certificati dal diploma con valore legale". Una volta approvata dal gruppo di lavoro, la "tipologia di programmazione adottata può essere modificata, ma devono intervenire motivazioni che rendano la scelta ragionevole e opportuna".

Ecco perché, sottolineano i docenti, "non si tratta di una questione meramente burocratica, in gioco c'è una prospettiva, un progetto di vita da immaginare e costruire". Il consiglio di classe, dunque, "non ha negato l'esame di maturità alla studentessa, ma le ha prospettato di concludere insieme ai compagni di classe il proprio percorso scolastico, conseguendo un attestato di credito formativo, che non solo non preclude la possibilità di accedere al mondo del lavoro, ma favorisce l'inclusione degli alunni con disabilità in percorsi di collocamento mirato".

Il modello che guida i docenti "si fonda su una precisa idea di scuola inclusiva, che spinge a scegliere percorsi didattici ed educativi basati sui bisogni e sulle inclinazioni dei singoli studenti e che solo in quanto tali possono essere davvero formativi". Invece "l'idea secondo la quale dobbiamo raggiungere tutti gli stessi obiettivi non conduce a una società equa, ma a una società performativa, che appiattisce e omologa su un'idea sbagliata di successo, anziché impegnarsi al fine di trasformare realmente in risorse le specificità, e indurre il sistema sociale ad essere effettivamente più inclusivo".

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