Bruno Canino: "Cerco sempre qualche novità"

Il grande pianista oggi al Damslab per la chiusura di MiA e, domani mattina, al Sant’Orsola. "La musica apre al trascendente"

Bruno Canino: "Cerco sempre qualche novità"

Bruno Canino: "Cerco sempre qualche novità"

Per il gran finale di Mia, Musica Insieme in Ateneo, è in programma oggi al Damslab (piazzetta Pasolini ore 19.30), un concerto con uno dei protagonisti assoluti del panorama internazionale, il pianista Bruno Canino in trio insieme ad Alessio Bidoli al violino e Matilda Colliard al violoncello. Domani mattina alle 11, il Maestro in duo con Alessio Bidoli sarà al Day Hospital Oncologia Ardizzoni (Pad2, IV piano) del Policlinico Sant’Orsola. Tutto francese, da Debussy a Ravel, da Fauré a Saint-Saëns il repertorio.

Maestro Canino, sente ancora il bisogno di imparare?

"Per fortuna sì, altrimenti mi annoierei. Per questo alterno le grandi pagine, come quelle che eseguiremo oggi e domani a Bologna, e che ho già suonato tante volte, a partiture nuove. Se non potessi confrontarmi con compositori che affronto per la prima volta, credo che avrei già abbandonato la mia attività. E poi, sa, con gli anni che avanzano, la vista che diminuisce, devo prendermi il mio tempo. Adesso lavoro a un’esecuzione estiva di un francese che non ho mai suonato".

Nel corso della sua prestigiosa carriera, ha sempre spaziato, dai grandi classici alle avanguardie, ad esempio con il suo lavoro sull’opera di Stockhausen. Esistono ancora le avanguardie?

"Se volete il mio punto di vista reale e non diplomatico, la risposta è no. Le avanguardie sono morte, sono un linguaggio datato 50-60 anni, che è stato ampliamente storicizzato. Ma questo vale anche per il minimalismo. Siamo tutti in attesa che succeda qualcosa di nuovo".

Un ‘qualcosa’ che lei vede all’orizzonte?

"Sinceramente no, altrimenti mi sarei già precipitato a farlo mio, a studiarlo, a proporlo. Al momento non vedo novità così eccitanti, ma è anche vero che, è cinico dirlo, i periodi di crisi, come quello che purtroppo viviamo adesso, hanno anche la capacità di risvegliare la creatività. Spero però che questo avvenga senza che le crisi precipitino".

Oltre a quella che arriverà, c’è anche la musica contemporanea: ci sono comunque nuovi compositori, ai quali lei è attento. Come fare per promuoverli?

"Penso che una strada possibile sia quella di presentare nei teatri dei programmi misti, alternando i classici alle nuove partiture. Questo potrebbe aiutare molto più dei social come Youtube che, a mio avviso, paradossalmente, finiscono con la loro offerta per favorire le opere del passato, che oggi possiamo ascoltare in tutte le possibili interpretazioni. E questo ci appaga, ci fa perdere la voglia dell’esplorazione".

Maestro, domani porterà la bellezza della sua arte in un reparto oncologico. Cosa rappresenta per lei la musica?

"Forse avrei potuto nella vita coltivare anche altri interessi, ma per me la musica è quasi tutto. La musica rappresenta un punto di vista possibile sulla trascendenza, ed ha un’enorme dignità come linguaggio e quindi come forma di comunicazione. Certo, può essere anche intrattenimento, ma è soprattutto una via per la conoscenza che ci permette di avere uno sguardo su scenari più grandi di noi".

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