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Cavallini, ora tocca alla Cassazione. L’ultima difesa dell’ex terrorista Nar: "Contro di lui non ci sono prove"

Il ricorso sarà discusso la prossima settimana: in Appello era stato condannato al carcere a vita. L’accusa sostiene che nei giorni precedenti alla strage diede supporto logistico al gruppo di commilitoni.

Gilberto Cavallini prima di una delle udienze al tribunale di via D’Azeglio

Gilberto Cavallini prima di una delle udienze al tribunale di via D’Azeglio

Potrebbe essere l’anno dei punti fermi sulla strage del 2 agosto 1980, questo 2025. Ieri sono state depositate le motivazioni della Corte d’assise d’appello che ha confermato l’ergastolo a Paolo Bellini come esecutore materiale dell’eccidio, in concorso con altri, alcuni rimasti ignoti e altri (come i mandanti Licio Gelli, grande capo della Loggia P2, il suo braccio destro Umberto Ortolani, il potente direttore dell’Ufficio Affari riservati dell’Interno Federico Umberto D’Amato e l’ex senatore Msi e direttore del settimanale ‘Il Borghese’ Mario Tedeschi) morti ormai da tempo.

Poi, la prossima settimana, il 15 gennaio, si terrà in Cassazione l’udienza sul ricorso presentato dagli avvocati Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini per Gilberto Cavallini, l’ex Nar condannato all’ergastolo in primo e secondo grado per la strage del 2 agosto (la sentenza d’appello è del settembre 2023).

Per l’accusa, nei giorni prima del 2 agosto Cavallini, oggi 72enne e in semilibertà, ospitò il resto della banda (Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini, tutti condannati in via definitiva per la strage) in casa a Villorba di Treviso, dando supporto logistico al gruppo.

I suoi difensori, che in appello rinunciarono al mandato dopo essersi visti rigettare dalla Corte tutte le istanze presentate – tra cui ulteriori test del Dna per identificare la persona seppellita nella tomba di Maria Fresu; l’audizione dell’ex terrorista dell’Fplp Carlos ’lo Sciacallo’, detenuto in Francia; l’acquisizione dei fascicoli secretati dei Servizi inerenti la strage, risalenti al periodo luglio-settembre 1980 –, ora chiedono venga riconosciuta "l’assenza di prove relative alla condotta di Cavallini per quanto riguarda la sua partecipazione alla strage, se non nei limiti di quanto da lui da sempre confessato e già passato in giudicato (fu condannato per banda armata negli anni Novanta, ndr) – attacca l’avvocato Bordoni –. Manca poi l’elemento soggettivo: la tesi del ’non poteva non sapere’, o del fatto che avendo lui fatto all’epoca parte dei Nar debba per forza avere partecipato attivamente alla strage in stazione perché lo fecero Mambro, Fioravanti e Ciavardini, non può avere valore, giuridicamente". E l’avvocato Pellegrini: "Come possono avere agito in stazione, quel 2 agosto, almeno una decina di persone di gruppi diversi, senza conoscersi neppure, come dice la sentenza di Bellini? E che questi e Cavallini si conoscessero, poi, è fantasia assoluta".

Federica Orlandi