Centenari in crescita a Bologna, così la città diventerà a misura di anziani. Quanti sono

Sono 238, di cui 199 donne. In provincia salgono a 477. La geriatra Lunardelli del Sant'Orsola: "Organizzazioni di buon livello, ma serve più coordinamento. E non dimentichiamo il ruolo importante di famiglie e caregiver"

Bologna, 14 dicembre 2022 - Gli anziani sono una ricchezza per la loro lunga vita, dove si trovano racchiuse esperienze di ogni tipo, belle, gioiose, commoventi e anche drammatiche, soprattutto per quelli che hanno visto la guerra con i loro occhi. A volte con una parola sanno arginare le nostre preoccupazioni, spesso si prendono cura dei nipoti. Ma quando le loro energie diminuiscono, sappiamo prenderci cura dei nonni? Il nostro sistema sanitario e socio assistenziale è pronto a venire incontro alle esigenze di una parte della popolazione sempre più numerosa? Nei prossimi anni sarà importante l’organizzazione dei servizi per chi ha i capelli d’argento.

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I centenari in città: tutti i numeri
I centenari in città: tutti i numeri

"Che traguardo 107 anni. Ora guardo la messa in tv, ma non rinuncio al ragù"

I numeri

Partiamo dai numeri dell’Atlante statistico metropolitano, con i dati riferiti al 31 dicembre 2021: i residenti nella città metropolitana sono 1.015.701 di cui 491.685 maschi e 524.016 femmine, con 477 persone di 100 anni e oltre, 74 uomini e 403 donne. Gli over 65 da 232.483 di dieci anni fa sono saliti a 248.787. Nel Comune vivono 392.203 residenti, con 238 centenari e oltre, 39 maschi e 199 femmine. Il confronto con il 2011: i bolognesi erano 371.151 e la fascia d’età dei centenari e over 100 era più ridotta, 23 uomini e 169 donne per un totale di 192.

"Le vite degli anziani contano. Il patrimonio di anni di vita guadagnati, grazie alle condizioni economiche e alla buona sanità di questa città, richiede di essere tutelato migliorando la qualità della vita degli over 65". Guarda avanti Maria Lia Lunardelli, direttore del Dipartimento della continuità e dell’integrazione e direttore di struttura complessa di Geriatria del Sant’Orsola, con un reparto dedicato alla cura degli anziani acuti. "Di fronte a sfide come quella demografica non si deve aver timore di sperimentare e guardare oltre l’ostacolo, cercando di superare l’autoreferenzialità che spesso affligge le nostre organizzazioni, certamente di buon livello. È necessario superare gli steccati delle singole istituzioni – auspica la geriatra –, attraverso il coordinamento tra tutte le forze sul campo, per realizzare un modello di continuità e integrazione per l’anziano capace di tenere insieme la prevenzione, la cura della fase acuta ospedaliera e della cronicità, la riabilitazione e l’assistenza alla disabilità, senza dimenticare il ruolo delle famiglie e dei caregiver. La condizione di fragilità riguarda circa il 7% degli ultra 65enni".

La cura

Nel reparto guidato da Lunardelli sono state ricoverate nel 2021 oltre 1.500 persone con età media di 85,6 anni, tra cui molti ultranovantenni e alcuni centenari, con approccio multiprofessionale, ossia con la presenza di medici, infermieri e operatori socio sanitari appositamente formati.

"Sono stati conseguiti risultati importanti in termini di minore mortalità, perdita funzionale e durata della degenza – osserva la geriatra –. Abbiamo poi la sezione ’delirium room’ per l’accoglienza delle persone con gravi disturbi del comportamento o stati confusionali in cui grazie anche alla partecipazione di un familiare o caregiver è possibile ridurre l’uso di farmaci sedativi e recuperare le autonomie con il rientro a domicilio in oltre il 70% dei casi. Inoltre, l’ortogeriatria rappresenta un modello di eccellenza nella gestione multidisciplinare del paziente anziano con frattura di femore, facilitando l’intervento entro le 48 ore, mentre prima della pandemia avveniva nel 90% dei casi". Il Centro disturbi cognitivi e demenze (Cdcd) ha in carico oltre 3mila persone, prevalentemente in età geriatrica, e nel 2021 sono state eseguite 1.749 visite, dallo scorso anno si effettuano anche visite di controllo a distanza in telemedicina e si svolgono anche attività di informazione e supporto ai familiari attraverso il Punto di ascolto telefonico ed è attivo un canale diretto coi medici di famiglia .

Post Covid

Si guarda al post Covid ed è già iniziata la ricerca per individuare soluzioni per superare le criticità. "Coordino un progetto finanziato dal Programma di ricerc he della Regione sul ruolo di un team composto da geriatra e infermiere di continuità che interviene nel Dipartimento emergenza urgenza. Si tratta di un programma di rete – precisa Lunardelli – che coinvolgerà, oltre al Sant’Orsola, l’Ausl di Bologna e l’Azienda Ospedaliero universitaria di Parma: stiamo per iniziare il lavoro, durerà due anni. In un recente documento del ministero della Salute emerge che sono gli anziani ad avere maggiormente bisogno del Pronto soccorso: nelle età più avanzate i codici di accesso sono rossi e gialli nel 46% dei casi e determinano l’ospedalizzazione in percentuale maggiore. A fronte di questi numeri, anche prima dell’evento pandemico, i posti letto di geriatria per acuti erano sottodimensionati e, inoltre, nei Pronto soccorso mancano corsie preferenziali per questi pazienti e reparti geriatrici dedicati".

Al Dipartimento afferisce anche la struttura complessa di Geriatria, diretta da Pietro Calogero, con un reparto per acuti "che in tutte le varie ondate ha assistito i pazienti anziani affetti da Sars Cov2 e che gestisce anche un reparto di post acuzie, recentamente potenziato per accogliere i pazienti trasferiti dalle chirurgie dopo l’intervento, contribuendo alla riduzione delle liste d’attesa chirurgiche", conclude Lunardelli.

 

 

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