FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Condannato a cinque anni per stalking e violenza privata: la sentenza definitiva

Un quarantenne sardo condannato per stalking e violenza privata. La sentenza è definitiva, rigettato il ricorso.

Le indagini partirono da un carabiniere che raccolse lo sfogo della vittima

Le indagini partirono da un carabiniere che raccolse lo sfogo della vittima

Le vessazioni a cui la sua ex ragazza era sottoposta erano tali che lei non aveva mai trovato il coraggio di denunciarlo. Se non, alla fine, sfogandosi con il carabiniere che l’aveva soccorsa dopo un incidente stradale, avvenuto mentre la ragazza tornava a casa dopo una lite con lui. "Sono stanca, mi aggredisce", raccontò lei al militare, avviando le indagini. Acquisendo tra l’altro referti medici seguiti agli accessi al pronto soccorso della donna per le botte ricevute e alcune foto della stessa dopo le aggressioni. Che comprendevano una sigaretta spenta sullo zigomo ("così ti ho marchiato come una vacca", le parole che accompagnarono il gesto: lei poi non andò nemmeno in ospedale, per paura che i medici facessero scattare una denuncia), sputi in faccia, percosse.

Alla fine, come raccontato dal Carlino lo scorso marzo, l’uomo, un quarantenne di origini sarde, è stato condannato a cinque anni e tre mesi per stalking, sequestro di persona (due volte la chiuse a chiave in casa sua) e violenza privata. Una coppia di suoi amici, invece, a otto mesi per lesioni: ha picchiato la vittima, 43enne, prendendola a pugni e morsi sul seno. Un’aggressione, secondo il giudice Claudia Gualtieri, scaturita proprio dalla manipolazione da parte del fidanzato di lei, che avrebbe indotto gli amici a "fraintendere" alcuni comportamenti della ragazza e ad aggredirla. Un "contributo morale (quello del fidanzato, ndr) ben più grave di quello dei compartecipi – secondo la giudice – poiché creare le condizioni perché altri le usassero violenza in sua vece lo rende ben più colpevole". Il 40enne per giunta si vantò con la fidanzata di non "avere bisogno di picchiarla" perché in grado di convincere altri a farlo per conto sui e "uscirne pulito". Di più. La giudice evidenzia pure come la vittima stessa fosse a tal punto soggiogata e umiliata dall’uomo, che "aveva su di lei un controllo e un potere totali", da non denunciarlo mai, limitandosi allo ’sfogo’ con i carabinieri, "nutrendo tuttora un grandissimo timore nei suoi confronti" dopo le reiterate aggressioni "verbali e fisiche".

La sentenza è ora definitiva. Il 40enne è in carcere. Il suo avvocato, Pier Francesco Uselli, ha presentato istanza di revisione alla Corte d’appello di Ancona, portando come prove nuove le testimonianze di due amici del 40enne, che ribalterebbero la versione della vittima. Ma il ricorso è stato rigettato. L’avvocato della vittima, Luca Portincasa, spera dal canto suo "che il processo finisca qui: è stato oltremodo doloroso per la mia assistita ripercorrere ancora una volta quei fatti".