Contagi Covid a Bologna, Viale: "Rischio nuova ondata. Con il virus dobbiamo convivere"

L’infettivologo del Sant’Orsola: "Siamo pronti, e sono convinto che non farà più i danni del passato. I nostri comportamenti sono fondamentali per la prevenzione, specie ora che si inizia a stare al chiuso"

Pierluigi Viale, direttore del Dipartimento interaziendale di malattie infettive

Pierluigi Viale, direttore del Dipartimento interaziendale di malattie infettive

Bologna, 30 settembre 2022 - Il Covid rialza la testa e si prevede che i contagi, ora quasi a quota 600, aumentino ancora nei prossimi giorni.

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Professor Pierluigi Viale, ci risiamo?

"Sì, ci risiamo, potrebbe arrivare una nuova ondata, ma adesso siamo più pronti che in passato. In questi anni abbiamo imparato tanto sul Covid", risponde il direttore del Dipartimento interaziendale di malattie infettive.

Stavolta, quindi, non dobbiamo temere il ritorno del virus?

"Dovremmo smettere di demonizzare il Covid, anche perché non possiamo pensare che sparisca, quindi dobbiamo imparare a conviverci, visto che resterà con noi per anni, anche se sono convinto che non farà più i danni del passato. La paura davanti alla nuova crescita dei contagi, la dobbiamo usare per prendere decisioni virtuose".

Quali sono?

"Implementare il ricorso ai vaccini, i tamponi in presenza di sintomi e le terapie antivirali precoci. Certo, non è facile, ma speriamo che il sistema sanitario nazionale ci assicuri le necessarie risorse".

Gli antivirali si stanno diffondendo?

"In larga misura sono ancora prescritti dagli specialisti infettivologi, al Sant’Orsola ne sono stati somministrati circa 1.500. Ma bisogna pensare a una progressiva periferizzazione delle prescrizioni, con un maggiore affidamento ai medici di medicina generale che intercettano per primi i malati".

Come mai la quarta dose ancora non decolla?

"Le spiegazioni sono due. La prima è scientifica: molti dei sottoposti a tre vaccinazioni hanno contratto l’infezione e quindi è come se avessero avuto una vaccinazione naturale e ora possono aspettare prima di sottoporsi alla nuova dose. L’altra spiegazione è culturale: gli italiani sono sempre stati un po’ pigri davanti alle vaccinazioni; hanno risposto in modo eccellente all’emergenza, ma ora che la situazione non è più drammatica e il Covid non è più considerato una malattia spesso mortale, tornano dubbi e paure".

Invece anche lei raccomanda la quarta dose?

"Certo, anche se non bisogna più parlare di quarta o quinta dose – sottolinea l’infettivologo –, ma di richiamo, di booster. La vaccinazione contro il Covid dovrà essere inserita nei calendari vaccinali, come l’influenza. Dobbiamo metterci d’accordo tra colleghi e decidere con che cadenza fare un richiamo. Sarebbe auspicabile ovviamente una normativa nazionale".

Si va verso la proroga dell’uso delle mascherine nelle strutture sanitarie. Una decisione che condivide?

"Sì. Tuttavia ormai è tempo di passare da una sanità impositiva a una sanità che responsabilizza. Una persona responsabile indossa la mascherina anche quando starnutisce, indipendentemente dalla paura del Covid".

Si prevede che i contagi saliranno ancora. Quali consigli per l’autunno?

"Al momento non so dire come andrà. Certamente i nostri comportamenti sono fondamentali per prevenire i contagi, soprattutto in questo momento in cui si inizia stare di più al chiuso e aumenta la circolazione del Covid. Intanto, è opportuno sottoporsi al vaccino antinfluenzale: temiamo che quest’anno il virus influenzale possa essere epidemiologicamente più ’vivace’ delle passate stagioni quando era schiacciato dal Covid ".

Nel suo reparto ha malati con polmoniti Covid?

"No. E tanti ricoverati vengono scoperti positivi incidentalmente: sono malati con il Covid, ma non di Covid. La gestione di questa differenza sarà la prossima sfida, per evitare i ciclici aumenti dei ricoveri che paralizzano gli ospedali".

 

 

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