NICOLA BIANCHI E FRANCESCO ZUPPIROLI
Cronaca

Omicidio Gaggio Montano: la verità negli esami tecnici

Ieri è iniziata l’analisi che dirà se a sparare a Natalia sia stato il vicino oppure no. L’indagato: "Non ho ucciso nessuno, questo è il mio incubo, sono devastato"

Anche ieri. scandagliato il Reno

Anche ieri. scandagliato il Reno

Bologna, 6 novembre 2021 - "Non ho ucciso nessuno, questo è il mio incubo. Sono devastato". Poche parole, confuse, disperate dalla porta dell’abitazione del riminese dove dall’altra sera si è rifugiato con la moglie. Ieri era una settimana esatta dal ritrovamento del corpo senza vita di Natalia Chinni, 72 anni insegnante in pensione, uccisa sull’uscio della casa d’infanzia a Santa Maria Villiana, a Gaggio, da un colpo probabilmente partito da un fucile da caccia. E da quel giorno c’è un unica persona iscritta nel registro degli indagati: il dirimpettaio di Natalia, stessa età, ex cacciatore e suo primo cugino. "Ma non ci parlavamo più da tempo – ribadisce lui, ex impiegato di banca – e non c’era nessun astio". Eppure, per il pm Gustapane e i carabinieri del nucleo Investigativo i problemi di vicinato rappresenterebbero il movente. Lui avrebbe pigiato il grilletto dell’arma dalla quale sono partiti una serie di pallini a raggiera, sette dei quali hanno travolto la donna. Natalia sarebbe stata colpita da distanza ravvicinata, quasi frontalmente, per poi restare agonizzante diversi minuti davanti all’ingresso della villetta. "Ma mancano ancora tanti elementi dell’autopsia – sottolinea l’avvocato Angelita Tocci che difende il 72enne con il collega Franco Oliva –, quelli che sono emersi non sono precisi".

Così come manca all’appello di inquirenti e legali l’esito dello stub, l’esame tecnico per verificare se a premere il grilletto che ha dato la morte alla Chinni sia stato o meno il vicino di casa. Ieri sono iniziate le analisi dei calchi compiuti sull’indagato la notte di sabato dopo il ritrovamento del cadavere della donna e i risultati sono attesi in questi giorni. In corso d’opera anche i riscontri balistici che i Ris di Parma stanno eseguendo sulle munizioni ritrovate nel letto del Reno, confrontandole con i pallini trovati nel corpo della vittima e le cartucce, alcune esplose, sequestrate dopo le perquisizioni nelle case di proprietà dell’indagato. Materiale – a cui si aggiungono una trappola per animali, un fodero di fucile e un’ottica per carabina – che potrebbe comunque costare al 72enne una denuncia, visto che da mesi non aveva più il porto d’armi e neppure rinnovato la licenza di caccia. "Ma per 40 anni, e fino allo scorso aprile – riprende il legale –, è stato cacciatore. Le cartucce? Attenderemo le varie comparazioni, ma un ex cacciatore può avere ancora materiale di questo tipo in casa".

Il legale poi ribadisce che "ogni momento della giornata di venerdì", giorno dell’omicidio, è stata ricostruita e provata "in sede di interrogatorio". E quella presunta sosta sospetta sul ponte del Reno dove per i carabinieri si sarebbe liberato dell’arma? "Non so in che modo emerga. Da parte nostra c’è la massima collaborazione, fin dai primi momenti". Nel frattempo, proprio sul Reno si è concentrata ancora ieri l’attività degli inquirenti, alla ricerca di altro materiale a carico o discarico dell’indagato.

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