Edu Lobo: "La mia musica è passione"

La leggenda brasiliana per la prima volta in Italia. Domani in concerto al Celebrazioni con il Jazz Festival

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di Francesco Moroni

La voce è quella che ha reso grande la musica popolare brasiliana, la vena artistica quella di chi ha speso una vita per la musica. Una leggenda: è difficile definire diversamente Edu Lobo, all’anagrafe Eduardode Góes Lobo, in arrivo domani sul palco del Teatro Celebrazioni (ore 21.15) insieme a Mauro Senise (sassofoni), Cristóvão Bastos (pianoforte), Jorge Helder (contrabbasso) e Jurim Moreira (batteria). Una ‘chicca’, uno degli eventi di punta del ‘Bologna Jazz Festival’, uno show in esclusiva nazionale che porta il musicista in Italia per la prima volta in assoluto, nonostante un’attività da professionista longeva, partita nel 1961. Ricordiamo che il Bjf stasera alle 22 fa tappa alla Cantina Bentivoglio di via Mascarella, con il grande Laboratorio orchestrale ’Bologna in jazz’.

Edu Lobo, la sua è una carriera incredibile: è diventato parte della storia brasiliana, e non solo. Se dovesse usare qualche parola per descrivere la sua vita in musica, quali userebbe?

"Sarebbe difficile usare soltanto una parola per definirla. Forse quella più ricorrente potrebbe essere ‘passione’".

Che significato ha per lei esibirsi sul palco?

"Nei primi anni della mia carriera, salire sul palcoscenico è stato un incubo per me. Soltanto con il tempo, poco a poco, con il tempo, mi sono convinto in maniera naturale dell’importanza, per chi fa il compositore, di presentare le canzoni dal vivo. E oggi posso garantire, con soddisfazione, che è un immenso piacere trovarmi davanti al pubblico con le mie canzoni, insieme alla partecipazione essenziale dei musicisti che dividono il palco con me. Non si tratta solo di un accompagnamento musicale, mai. Sono convinto profondamente che con le note musicali si possa comunicare molto, e loro mi capiscono in pieno".

Da quanto tempo non viene in Italia?

"Sembra incredibile, ma non mi sono mai esibito in Italia. Ho girato l’Europa, sono stato in Francia, Portogallo, Germania, Svizzera, Norvegia, Olanda. E ancora Stati Uniti, Giappone, Argentina. Ho un’enorme ammirazione per la cultura italiana e, anche se provengo dalla musica popolare, sono un grande estimatore e ascoltatore della musica classica. Non vedo l’ora di potermi esibire in un Paese che amo, con i miei amici, per il pubblico che verrà ad ascoltarci".

Qualche esempio?

"Non posso che amare Respighi, Vivaldi, Berio, Verdi, Mascagni, Puccini, oltre a Nino Rota, Ennio Morricone, con tanti lavori musicali incredibili e riconosciuti. E non posso non citare un fantastico pianista italiano come Stefano Bollani, maestro dei maestri".

Come pensa sia cambiata la musica da quando ha iniziato a suonare? Lei, personalmente, si sente cambiato?

"Questa è una domanda a cui non saprei dare risposta. Spero solo di aver offerto un buon contributo alla canzone popolare del mio Paese...".

Il Bologna Jazz Festival raccoglie artisti da tutto il mondo: cosa pensa del pubblico del jazz oggi?

"La musica jazz ha vissuto tanti momenti diversi: passione, amore, rifiuto, poca attenzione, scarsa familiarità, una specie di ping pong. Mi viene in mente la risposta che diede Louis Armstrong quando gli fecero la domanda: ‘Cos’è il jazz?’. Lui rispose: ‘Se mi domandi questo, è perché non lo saprai mai’".

Come si potrebbe promuovere maggiormente la musica tra i giovani, che spesso ascoltano solo l’elettronica?

"E’ un’altra risposta impossibile da dare. C’è una generazione coinvolta in questi ritmi ‘nuovi’... Cosa fare? Come cambiare tutto questo? Se solo avessi una risposta, ma probabilmente non c’è".

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