Franzoni libera, Annamaria è barricata nella sua villetta

Viaggio a San Rocco, sull’Appennino. A novembre era tornata nella baita dell’omicidio a Montroz

Fotografi cercano Annamaria Franzoni

Fotografi cercano Annamaria Franzoni

Bologna, 9 febbraio 2019 - La cercano dappertutto e invece quasi certamente Annamaria Franzoni è tuttora dove è sempre stata negli ultimi tempi: in casa. Protetta dai muri, dai battenti serrati, dalle tapparelle abbassate e da una spessa barriera di voci opportunamente distribuite proprio per allontanare gli sguardi dalla bella villa tra i giardini di San Rocco, a due passi da Monteacuto Vallese, sull’Appennino, dove stanno mamma e papà.

Un piano, se davvero è così, perfettamente studiato, con un piccolo, unico errore: quel comignolo sul tetto che disegna, nel cielo sereno, un allegro serpentello azzurrino. Perché tenere acceso il fuoco se la casa è vuota? Chi lo ha acceso? E chi lo alimenta? E allora forse la mamma di Cogne si è barricata tra i silenzi di una lunga clausura dalla quale, forse, sbircia qua e là, ogni tanto, per valutare se il presidio dei giornalisti sulla strada resiste ancora o se le voci che la collocano di volta in volta in un vago labirinto geografico, da Ripoli a Monteacuto, a Monghidoro, a Castel dell’Alpi e più in là, lo hanno smantellato.

26 giugno 2014

È inutile, comunque, cercare chiarimenti anche sul viaggio di Annamaria, in novembre, verso la baita di Montroz, dove morì Samuele e dove la Franzoni avrebbe soggiornato, assieme ai familiari, per alcuni giorni. “La vicenda non ci riguarda perché qui siamo abituati alla tranquillità”, taglia corto un signore in sciarpone e cappello. La tranquillità e un senso di smantellamento si colgono dappertutto: non c’è più l’anziana tabaccaia alla quale Annamaria regalava un saluto ad ogni rientro, è scesa la serranda del locale, e il negozio di alimentari annuncia l’addio con il cartello per la vendita dell’attività e dei muri.

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Anche le ville di San Rocco riposano nella quiete. Tutt’intorno, modi gentili e poca voglia di parlare. Ma qualcuno dice: “La Franzoni? Bella musica e grandi feste. Non sembrava una donna che vivesse una sorta di travaglio interiore”.

Racconta di più, invece, Antonio Bignami, stimato giornalista e fotografo per lo più nautico, davanti alla sua bella villa, proprio di fronte a quella dei coniugi Lorenzi: “La conosco dai tempi dell’adolescenza. Brava e gentilissima. Quando io e mia moglie eravamo fuori per lavoro faceva la baby sitter per i nostri bambini”. A quanti anni? “Una quindicina. Paziente, e allora come in questo periodo insuperabile nella preparazione dei dolci. Per l’anniversario del nostro matrimonio ha fatto una torta davvero gustosissima”.

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Com’è adesso? “Un po’ ingrassata”. Il signor Bignami parla della stessa donna condannata per l’omicidio del figlioletto. “È colpevole? Non lo so. È innocente? Non lo so, ma non è importante. Nel primo caso potrebbe essere stato un momento di follia. Succede. Nella seconda ipotesi posso dire che l’inchiesta ha mostrato più di una lacuna. Quanti assassini sono liberi? E quanti innocenti pagano colpe non commesse. Il fatto davvero scandaloso è il morboso interesse per vicende di questo tipo. Lo stesso concerto lo giro al Festival di San Remo: 14 milioni di spettatori. Assurdo”. Ma a parte tutto, affiderebbe oggi i suoi bambini ad Annamaria? “Sì, come allora, e senza alcun dubbio”.

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