Bologna, 9 febbraio 2019 - La cercano dappertutto e invece quasi certamente Annamaria Franzoni è tuttora dove è sempre stata negli ultimi tempi: in casa. Protetta dai muri, dai battenti serrati, dalle tapparelle abbassate e da una spessa barriera di voci opportunamente distribuite proprio per allontanare gli sguardi dalla bella villa tra i giardini di San Rocco, a due passi da Monteacuto Vallese, sull’Appennino, dove stanno mamma e papà.
Un piano, se davvero è così, perfettamente studiato, con un piccolo, unico errore: quel comignolo sul tetto che disegna, nel cielo sereno, un allegro serpentello azzurrino. Perché tenere acceso il fuoco se la casa è vuota? Chi lo ha acceso? E chi lo alimenta? E allora forse la mamma di Cogne si è barricata tra i silenzi di una lunga clausura dalla quale, forse, sbircia qua e là, ogni tanto, per valutare se il presidio dei giornalisti sulla strada resiste ancora o se le voci che la collocano di volta in volta in un vago labirinto geografico, da Ripoli a Monteacuto, a Monghidoro, a Castel dell’Alpi e più in là, lo hanno smantellato.
È inutile, comunque, cercare chiarimenti anche sul viaggio di Annamaria, in novembre, verso la baita di Montroz, dove morì Samuele e dove la Franzoni avrebbe soggiornato, assieme ai familiari, per alcuni giorni. “La vicenda non ci riguarda perché qui siamo abituati alla tranquillità”, taglia corto un signore in sciarpone e cappello. La tranquillità e un senso di smantellamento si colgono dappertutto: non c’è più l’anziana tabaccaia alla quale Annamaria regalava un saluto ad ogni rientro, è scesa la serranda del locale, e il negozio di alimentari annuncia l’addio con il cartello per la vendita dell’attività e dei muri.
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Anche le ville di San Rocco riposano nella quiete. Tutt’intorno, modi gentili e poca voglia di parlare. Ma qualcuno dice: “La Franzoni? Bella musica e grandi feste. Non sembrava una donna che vivesse una sorta di travaglio interiore”.
Racconta di più, invece, Antonio Bignami, stimato giornalista e fotografo per lo più nautico, davanti alla sua bella villa, proprio di fronte a quella dei coniugi Lorenzi: “La conosco dai tempi dell’adolescenza. Brava e gentilissima. Quando io e mia moglie eravamo fuori per lavoro faceva la baby sitter per i nostri bambini”. A quanti anni? “Una quindicina. Paziente, e allora come in questo periodo insuperabile nella preparazione dei dolci. Per l’anniversario del nostro matrimonio ha fatto una torta davvero gustosissima”.
Com’è adesso? “Un po’ ingrassata”. Il signor Bignami parla della stessa donna condannata per l’omicidio del figlioletto. “È colpevole? Non lo so. È innocente? Non lo so, ma non è importante. Nel primo caso potrebbe essere stato un momento di follia. Succede. Nella seconda ipotesi posso dire che l’inchiesta ha mostrato più di una lacuna. Quanti assassini sono liberi? E quanti innocenti pagano colpe non commesse. Il fatto davvero scandaloso è il morboso interesse per vicende di questo tipo. Lo stesso concerto lo giro al Festival di San Remo: 14 milioni di spettatori. Assurdo”. Ma a parte tutto, affiderebbe oggi i suoi bambini ad Annamaria? “Sì, come allora, e senza alcun dubbio”.
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