Garisenda, l’inchiesta è al bivio decisivo

La Procura sta valutando se aprire un'inchiesta riguardo ai presunti ritardi nell'intervento sulla torre Garisenda, a rischio crollo. Gli atti sono stati acquisiti e potrebbero portare a indagini per omissione di atti d'ufficio e omissione di lavori.

Gli atti sono stati acquisiti e l’inchiesta ormai è a un bivio decisivo. Presto la Procura deciderà cosa fare: il tema è quello della grande malata, la Garisenda; l’ambito, quello dell’esposto presentato da Fratelli d’Italia a novembre riguardo presunti ritardi dell’intervento sulla torre, ora a rischio crollo. Manca ancora qualche passaggio, poi il procuratore capo Giuseppe Amato (nella foto) deciderà il da farsi, cioè se incaricare la polizia giudiziaria di ulteriori approfondimenti o meno, e soprattutto se iscrivere indagati o titoli di reato nel fascicolo – che per ora resta appunto contro ignoti e senza contestazioni – oppure propendere per un’archiviazione.

Nei giorni scorsi, tutti quanti gli atti disponibili sulla vicenda Garisenda presenti a Palazzo D’Accursio, ossia tutte le relazioni tecniche, le note e i verbali dal 2019 in poi, sono stati acquisti dagli inquirenti. Compresi quei verbali del comitato tecnico-scientifico delle riunioni avvenute tra il 2019 e il 2023, che non erano stati ancora protocollati al momento dell’esposto e perciò non risultavano consultabili neppure a fronte di una richiesta di accesso agli atti presentata dai consiglieri di Fratelli d’Italia. Un cospicuo faldone fondamentale per fare luce su se e cosa eventualmente si potesse prevedere sulle sorti della torre.

L’esposto firmato dai meloniani, in particolare, puntava il dito contro gli amministratori del Comune, presenti e passati, accusati di avere ignorato ripetute sollecitazioni urgenti sulle precarie condizioni della torre che i comitati tecnici avrebbero presentato loro a partire dal 2019.

È proprio questo che si mirava a evidenziare con i poc’anzi citati verbali delle riunioni 2019-2023 richiesti, i quali ora, finalmente disponibili e nelle mani degli inquirenti, potranno fare chiarezza e sanare eventuali incomprensioni.

I reati ipotizzati nel documento firmato dai consiglieri comunali Stefano Cavedagna, il capogruppo, e da Francesco Sassone, Manuela Zuntini, Fabio Brinati e Felice Caracciolo, erano quelli di omissione o rifiuto di atti d’ufficio e omissione di lavori

in edifici o costruzioni che minacciano rovina.

f. o.

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