
Quattordici ovociti congelati dieci anni fa. La famiglia attuale di Silvia Loi, 38 anni appena compiuti, inizia da lì, da quella decisione presa prima di iniziare la chemioterapia. "È un doppio miracolo della scienza e auguro a tutte le donne una gioia come la mia", precisa sorridente: ha un bimbo di due anni e mezzo e ora è al sesto mese di una gravidanza gemellare. Parla in video collegamento da Cagliari, mentre Eleonora Porcu, la ginecologa del Sant’Orsola ‘mamma’ di una lunga schiera di bimbi venuti dal freddo a partire dal 1997, si commuove guardandola nello schermo.
Perché ha pensato al congelamento degli ovociti?
"A 27 anni sono stata colpita da un linfoma non Hodgkin e non c’era tempo da perdere, dovevo iniziare subito le cure. E c’entra anche il caso".
In che modo?
"Dalla Sardegna il mio ematologo mi ha indirizzato al professor Pier Luigi Zinzani del Seràgnoli e lui a sua volta mi ha segnalato la professoressa Porcu. In quel momento l’obiettivo era salvare la mia vita, conoscevo i risvolti della chemio perché sono laureata in farmacia, anche se lavoro nel marketing di un istituto farmacologico. Frequentavo da pochi mesi un ragazzo, poi diventato mio marito. Avevo 27 anni e non volevo precludermi questa possibilità e su Internet ho visto che la struttura era una delle migliori. Parlando con la dottoressa mi sono convinta a conservare gli ovociti: non vedevo la difficoltà psicologica che poteva avere una donna che si stava approcciando al percorso perché non riusciva ad avere un figlio, ma solo un’opportunità".
Quanti ovociti ha conservato?
"Ben 14, il prelievo è avvenuto il 3 febbraio del 2012. Non finirò mai di ringraziare la dottoressa Porcu: mi ha permesso di diventare madre".
Poi ha pensato solo alle terapie?
"Ho vinto la mia battaglia e intanto il tempo è passato".
Ed è arrivata al 2019.
"L’età avanzava e con mio marito abbiamo deciso che era venuto il momento di tentare di diventare genitori con i miei ovociti e il suo seme. I primi due tentativi non sono andati a buon fine, ma la terza volta sono rimasta incinta".
Qual è stata la sua reazione quando l’ha saputo?
"Sono scoppiata a piangere. Non dico che non ci sperassi, ma con un’avventura come la mia a volte si tende a perdere le speranze. Allora la biologa mi ha chiesto se ero contenta o no. E io ho risposto ‘talmente tanto felice da non riuscire a trattenere le lacrime’".
Come è andata la gravidanza?
Benissimo e al termine è nato un maschietto. Questa volta, invece, essendo gemellare è più impegnativa, anche se sto ancora lavorando, il mio motto nella vita è ‘non fermarsi mai’".
Poi il desiderio di diventare di nuovo madre.
"Era il momento di tentare di nuovo perché non volevamo lasciare il nostro bambino figlio unico. Sapevo di avere a disposizione ancora 4 ovociti...".
Ed è tornata al Policlinico?
"Sì, nonostante il Covid mi sono sottoposta a un nuovo impianto. È andato bene subito, al primo tentativo. Sono troppo felice, è stata una sorpresa enorme. E abbiamo ancora il tempo di scegliere con calma i nomi delle bambine".
Donatella Barbetta