I fumetti che fecero la storia: torna Valvoline

A 40 anni dalla nascita della rivista bolognese, gli artisti si sono ritrovati per un numero speciale. Da Igort a Brolli, da Carpinteri a Mattotti

I fumetti che fecero la storia: torna Valvoline

I fumetti che fecero la storia: torna Valvoline

di Pierfrancesco Pacoda

Erano ispirati da grandi personalità della cultura, come Oreste Del Buono, che li sostenne, e dall’ascesa del punk inglese prima e americano poi, erano amati da Antonio Faeti e dalla generazione post ’77.

I protagonisti dell’esperienza della rivista Valvoline, che uscì per un anno, dal 1983 al 1984 come inserto di Alter e poi in altre forme, avevano a Bologna, dove risiedevano anche molti artisti provenienti da altre regioni, la loro base creativa. Tutto il gruppo originale, formato da Igort, Giorgio Carpinteri, Daniele Brolli, Marcello Iori, Lorenzo Mattotti e Jerry Kramsky, si è ora ritrovato per celebrare i 40 anni da quella esperienza che ha cambiato il fumetto in Italia e per realizzare un nuovo numero ospitato dalla rivista Linus in edicola in questi giorni.

Brolli, dieci anni fa avete festeggiato i trent’anni con una mostra a Bologna nella sede della Fondazione del Monte. Adesso esce un nuovo numero di Valvoline...

"Quella in edicola adesso con Linus non è una edizione celebrativa: ci siamo infatti ritrovati per immaginare un giornale che idealmente continua l’ esperienza di 40 anni fa. Non è una raccolta di materiale già edito, sono tutte storie nuove, disegnate quest’anno, frutto di un incontro tra tutti noi. Ed è la prima volta che succede da allora. Ognuno ha preso delle strade diverse, sino a questa ripartenza".

Valvoline e Bologna?

"Un legame indissolubile, la rivista non sarebbe potuta nascere in un altro luogo. La Bologna degli anni ’80 era un luogo fuori dalle geografie. Come Londra, New York, Berlino, era uno spazio contradditorio, con una forte coscienza politica, retaggio dei movimenti del ’77 e con una necessità espressiva senza limiti. Noi volevamo rivoluzionare il fumetto italiano e non accettavamo compromessi".

Avevate però sostenitori importanti.

"Certo, se non fosse stato per Oreste Del Buono, allora direttore di Alter, l’inserto non sarebbe stato pubblicato. Del Buono aveva il grande merito di comprendere quali erano le giuste distanze da prendere da un gruppo di giovani che difficilmente accettavano critiche, che volevano andare solo per la loro strada. E lui è stato il fiancheggiatore perfetto. Per il resto i sostenitori erano tutti i nostri coetanei che vivevano immersi nel nostro stesso magma creativo, penso a fumettisti come Filippo Scozzari e Andrea Pazienza di Frigidaire".

Nessun rapporto con le istituzioni?

"No, assolutamente, la ribellione, il desiderio di non essere catalogati e di non compiacere le istituzioni erano la nostra caratteristica. Eravamo convinti che la creatività dovesse essere libera da ogni legame. Atteggiamento che aveva a che fare anche con la nostra età".

Cosa succederà al gruppo Valvoline adesso? Dobbiamo aspettare un altro anniversario per ammirare le vostre tavole?

"Siamo così entusiasti dell’inserto con gli inediti da immaginare che il gruppo possa tornare a produrre altre storie in futuro".

Dieci anni fa ci fu la mostra sui 30 anni. Un’altra esposizione?

"Non possiamo anticipare nulla, ma non lo escludiamo. L’idea c’è, siamo la lavoro per verificare se sarà possibile organizzarla. Naturalmente a Bologna".

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