L’Italia può vantarsi di aver sempre avuto ottimi pensatori. Nella storia recente ne voglio ricordare due, il cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna, e il professor Giovanni Sartori, sociologo e grande esperto di scienza politica. Il problema è che per ragioni di bottega il loro pensiero è stato rimosso dalla memoria, soprattutto dalla memoria di una certa cosiddetta ’intellighenzia’.
Roberto Malavasi
Risponde Beppe Boni
Il cardinale Giacomo Biffi ( 1928-2015), uomo dotato di cultura raffinata e ironia pungente, rimane un pilastro, non solo religioso, della storia di Bologna. Le sue frasi sono celebri. Come quella sulla tv che "come educatrice è la peggiore che esita, impone un atteggiamento di passività". O quella sulla ricchezza: "I cristiani devono essere poveri, non la Chiesa. Oggi invece i cristiani ricchi dicono che la Chiesa deve essere povera". Alcune di queste sono riportate nel libro del giornalista Paolo Francia (Resto del Carlino, Polipress, Rai) Biffi per sempre, memorie di un grande arcivescovo cardinale. Gli venne attribuita, ma senza certezza che sia stata davvero pronunciata, anche quella forse più famosa, ‘Bologna città sazia e disperata’, in relazione allo stile di vita degli emiliani negli anni Ottanta e Novanta. Ha retto la diocesi di Bologna per quasi vent’anni, dal 1984, succedendo all’arcivescovo Enrico Manfredini, al 2003. Teologo di posizioni ferme più volte è intervenuto, anche in modo critico, sulla vita sociale e politica della città ma mai contrario al confronto. Un pensatore eccellente. Sartori è un altro personaggio di grande livello. A lui si deve la nascita della scienza politica come disciplina accademica. Il pensiero di entrambi rimane scolpito nella storia dell’Italia, anche se, come accade a volte in politica, c’è chi tende ad ammorbidirne il ricordo. Ma con questa accoppiata è impresa impossibile.
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