Bologna, 21 giugno 2018 – Ci sarebbe stato il terzino del Bologna Cheick Keita alla guida della Mercedes che, il 22 febbraio, scappò dopo aver investito una ragazzina in via Emilia Ponente. È l’ipotesi della Procura, che si avvia a chiudere l’indagine condotta dalla polizia postale sul calciatore francese del Birmingham in prestito al Bologna, accusato per l’omissione di soccorso.
L’ipotesi definitiva degli investigatori è che al volante dell’auto, che prima si allontanò e poi fece ritorno sul luogo dell’incidente, non ci fosse l’amico senegalese che si era assunto la responsabilità dei fatti, ma proprio Keita. A questa conclusione la procura è arrivata grazie a una testimonianza, ma soprattutto all’analisi dei cellulari e delle conversazioni whatsapp, anche quelle cancellate, delle persone coinvolte.
Dall’accertamento la polizia postale ha ricostruito che Keita, fino a tre minuti prima dell’incidente, avvenuto alle 14,30, stava chattando con una persona sul suo futuro calcistico, parlando di possibilità in Spagna o Inghilterra. Dopo le 14,30 si registra un silenzio per qualche minuto, poi il dialogo riprende. Poco dopo segue un’altra conversazione, in francese, su come gestire l’incidente: un amico cerca di rassicurare Keita e gli consiglia di dare agli inquirenti il suo nome e si offre di assumersi la responsabilità.
Keita risponde di non volerlo coinvolgere, poi però emerge, dalla chat, il nome di una terza persona, si pensa il senegalese, che si rende disponibile a dire che era lui al volante. Per Keita a breve sarà firmato un avviso di fine indagine, che di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio per omissione di soccorso, ma non per lesioni, visto che i famigliari della dodicenne moldava, che nell’incidente riportò 15 giorni di prognosi, non hanno fatto querela. Per l’amico si valuterà se contestare i reati di autocalunnia e favoreggiamento personale.
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