Celebrata di recente dall’ampia mostra al Museo Internazionale della Musica, l’avventura umana e artistica di Milva la Pantera di Goro, come era chiamata, è la protagonista del docufilm ’Milva, diva per sempre’, trasmesso su Rai3 e del libro scritto da Sabina Berselli, ‘Splende la luna su Milva. Il suo Bertold Brecht e il Teatro umano’ (Persiani)
Signora Berselli, è vero che lei ha conosciuto Milva quando aveva solo 12 anni?
"Sì, per caso guardai in tv, su Rai1, il varietà Al Paradise, un programma allora seguitissimo, c’erano Oreste Lionello e Milva. Non sapevo chi fosse, ma rimasi impressionata dalla sua personalità e dalla sua voce. Ebbi l’impressione di avere di fronte una persona che conoscevo da sempre, una amica, se pure di età così differente. E decisi di scriverle una lettera, indirizzata alla trasmissione".
E Milva rispose?
"Certo, rispose subito. In famiglia erano tutti sbalorditi, lei era una celebrità internazionale. Io ero emozionatissima, non riuscivo a credere che avrei potuto conoscere la diva che, attraverso la tv, entrava nella mia casa. Convinsi i miei genitori a portarmi a un suo concerto a Pisa. Soggiornammo nello stesso albergo, mi invitò a tavola con lei. Fu l’inizio di una lunga frequentazione, quando era a Bologna per uno spettacolo andavamo anche al parrucchiere insieme".
Una amicizia che si è intrecciata anche con la sua formazione.
"Certo. Io studiavo tedesco a Bologna, dove vivo, e Milva era diventata la più importante interprete, grazie alle messe in scena di Giorgio Strehler, delle opere di Bertold Brecht. Così decisi di dedicare la mia tesi proprio a questo e la scrissi incontrandola molto spesso, sia in Italia, anche nella sua bellissima villa sul Lago di Como, che all’estero, seguendo i suoi spettacoli in Svizzera e in Francia".
Di cosa parlavate, oltre che del suo lavoro su Brecht?
"Nonostante la differenza di età, parlavamo di tutto, del suo lavoro, ovviamente, io ne ero affascinata, ma anche di questioni personali, dei miei primi amori. Una volta mi invitò sul lago e portai con me il mio fidanzato, che poi sarebbe diventato mio marito".
Avete condiviso tanti momenti.
"Sì, e in tanti luoghi. Con lei sono andata a Messa. Milva era molto religiosa, argomento sul quale era particolarmente riservata, è stato un momento di condivisione profonda di scelte personali che ci univano".
Tanti anni dopo, la sua la tesi è diventata il punto di partenza del libro appena pubblicato.
"Ho ripreso quel testo, che le avevo donato, e l’ho rielaborato, arricchendolo dei tanti racconti dei nostri incontri. È diventato un omaggio a lei e alla sua arte straordinaria, che riuscì a rendere emozionante la complessità di Brecht, a far diventare popolare un’opera che ha segnato, anche grazie alla sua interpretazione, la storia del teatro".