La vecchia discarica torna a far discutere

Il Comitato di cittadini solleva un nuovo problema di inquinamento ambientale delle falde. Hera: "Non è riconducibile all’impianto"

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"Dai dati del monitoraggio di Hera e Arpae, relativi agli effetti sulle acque sotterranee della vecchia discarica di Baricella, emerge che nella prima falda sono presenti sostanze come cloroformio e altre sostanze provenienti dai reflui dell’impianto". Il comitato pro ambiente di Baricella, a 15 giorni dall’udienza al Tar relativa al ricorso di Hera contro lo stop della Regione all’ampliamento della discarica, solleva il problema delle possibili ripercussioni sull’ambiente di questo tipo di impianti.

Il comitato rincara: "Secondo i rilevamenti in due punti della prima falda superficiale alla profondità di 8 metri, sia nelle analisi effettuate da Arpae che in quelle di Hera, si registrano valori ben oltre la soglia di contaminazione di triclorometano (cloroformio), un composto nocivo alla salute umana e all’ambiente. Per quanto riguarda la seconda falda, alla profondità di 15 metri, Hera sostiene che non ci sia correlazione tra la contaminazione e la discarica. Il nostro comitato, invece, punta l’indice sulla falda superficiale a 8 metri, che, per intenderci, è l’acqua dei nostri pozzi".

Pronta la replica di Hera: "Nella discarica di Baricella, è in corso una procedura per indagare la presenza di fluoruri nella falda. Nell’ambito di questa procedura sono stati realizzati nuovi punti di misura (piezometri) e sono in corso alcuni monitoraggi specifici (condivisi con Arpae). Benché la procedura non sia ancora conclusa, si può affermare che la presenza di tali composti non sia riconducibile alla discarica, perché non c’è correlazione tra le concentrazioni rilevate nelle acque sotterranee e quelle rilevate nel percolato. Il superamento dei quattro ‘marker’ (indicatori) nel ‘Pozzo 1’ si è verificato in ottobre 2018 e nella primavera del 2019. In quelle circostanze Herambiente ha applicato le procedure previste in caso di anomalie ed è emersa l’assenza di un trend in crescita, cosa che ha portato a escludere la contaminazione. Inoltre, è stato chiarito che il ‘Pozzo P1’ non è idoneo al monitoraggio delle acque sotterranee ed è stato sostituito con due nuovi piezometri: il P1A (-8 metri) e il P1B (-15 m). Infine, il cloroformio è stato rilevato in marzo e maggio del 2019 poi non è stato più ritrovato".

Matteo Radogna

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