
Al Museo del Risorgimento una mostra sul suo ruolo per l’indipendenza del Rio Grande do Sul. Cartografo, probabilmente disegnò la bandiera dei combattenti. Esposte anche le divise originali.
"È stato uno dei tanti combattenti per la libertà del Risorgimento italiano, figura importantissima ricordata nei libri di storia, ma ha avuto un ruolo ancora più cruciale come rivoluzionario in Brasile, nell’indipendenza del Rio Grande do Sul". Così Otello Sangiorgi, direttore del Museo civico del Risorgimento, descrive Livio Zambeccari, patriota bolognese a cui è dedicata la mostra ’Un emblema di libertà. La Bandiera della Repubblica del Rio Grande do Sul e Livio Zambeccari’, visitabile da oggi (inaugurazione alle ore 18) fino al 5 ottobre al Museo del Risorgimento.
L’esposizione è una versione italiana della mostra allestita nel 2024 in Brasile, tra Porto Alegre e altre città dello stato di Rio Grande do Sul, a cura della Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande do Sul, con l’Instituto Histórico e Geográfico locale, l’Università di Urbino e il Museo bolognese. Molti italiani conoscono Zambeccari per il suo impegno nei moti risorgimentali, ma pochi sanno del suo legame con il Brasile: esule da Bologna dopo i moti del 1820-21, emigrò in America Latina per proseguire l’attività rivoluzionaria.
Dal 1835 fu tra i protagonisti della Rivoluzione Farroupilha, che oppose i rivoltosi della provincia di São Pedro (oggi Rio Grande do Sul) all’Impero del Brasile, diventando segretario e capo di Stato maggiore del generale ribelle Bento Gonçalves. A Zambeccari è attribuita anche la paternità della bandiera usata dagli indipendentisti: come spiega professor Hüttner della Pontificia Universidade, tra i ricercatori coinvolti nello studio, "incrociando diverse fonti storiche sappiamo che Zambeccari issò per la prima volta la bandiera tricolore (verde, gialla e rossa) nel 1833 sulla nave Bela Angélica, nel porto di Buenos Aires, su richiesta del proprietario Francisco Modesto Franco, come riportato nel Processo dos Farrapos (1933)".
Tra le fonti esposte anche un’immagina della bandiera da lui firmata e un dipinto a olio — probabilmente un autoritratto — che lo ritrae mentre disegna la mappa del Rio Grande do Sul, collocata accanto al quadro. Completano il percorso espositivo pannelli di approfondimento, rielaborati in italiano rispetto alla mostra brasiliana da Sangiorgi e Mirtide Gavelli, e cimeli, quadri e mappe di proprietà del museo, che testimoniano le sue doti cartografiche e l’impegno politico. A impreziosire l’allestimento anche le sue uniformi originali indossate nelle campagne d’indipendenza italiane.
La mostra è visitabile con il biglietto e negli orari di apertura del museo; visite guidate con Otello Sangiorgi questa domenica e il 6 luglio alle ore 11, e il 13 settembre con Mirtide Gavelli. Infine il 27 settembre alla Certosa c’è l’iniziativa Descanse em paz, dedicata alle presenze brasiliane nel cimitero.
Alice Pavarotti