Bologna, 23 aprile 2025 – Giornata intensa per Matteo Zuppi. Il cardinale, ’volato’ a Roma martedì dopo il summit con i vicari generali della diocesi monsignor Stefano Ottani e monsignor Giovanni Silvagni, questa mattina ha reso omaggio alla salma di papa Francesco, esposta a San Pietro. Nel pomeriggio, alle 16, il presidente della Cei ha poi officiato la messa a suffragio del Pontefice.
Zuppi in curia: “Sono in apnea, peggio di Maiorca”

Non è escluso, però, che prima del funerale di sabato, Zuppi non torni per una scappata rapida sotto le Torri. Se, infatti, gli impegni sono stati tutti sospesi, l’arcivescovo dovrebbe presenziare alle celebrazioni per la Madonna di San Luca, che scenderà il 24 maggio e risalirà il primo giugno.
Da qui, la necessità di un incontro per gli ultimi dettagli in via Altabella coi suoi vicari per organizzare il tutto. Se, infatti, il Conclave si aprirà dopo il 5 maggio, come pare, restano comunque diversi giorni per arrivare all’agognata “fumata bianca”.
Morale: in via Altabella, al momento, si fa affidamento sul fatto che “don Matteo” sarà presente, salvo – ovviamente – sorprese. E cioè che sia lui il prescelto dai cardinali per la successione di Francesco. Si vedrà. Da quello che trapela, Zuppi domani mattina è atteso sotto le Torri per un summit rapido coi collaboratori. Perché, come papa Francesco, anche “don Matteo” è solito donarsi, spendersi, non risparmiarsi.
Oggi, intanto, in una Messa molto sentita a San Pietro, Zuppi ha delineato i punti chiave della Chiesa di Bergoglio, delineandone anche il percorso futuro.
Per l’arcivescovo di Bologna, quella che Francesco voleva era “una Chiesa madre, che comprende, accoglie e accompagna”, ma allo stesso tempo una Chiesa “non difensiva, per timore di perdere qualcosa” e “sempre più vicina ai dimenticati”, capace di “innovare con libertà” e parlare a tutti.
“Francesco aveva un cuore largo, più largo di ciò che pensiamo noi”, dice Zuppi, e coi “suoi gesti continua a indicarci la via, a riaccendere la gioia, a rimettere al centro la parola di Gesù”. Il cardinale ricorda gli anni di Pontificato, senza supponenza, nel segno dell’umiltà, facendoci vedere, “fino alla fine, come seguire la strada di Gesù è donarsi”.
“Ha voluto la Chiesa credibile perché povera e amica dei poveri – ha ricordato il cardinale nell’omelia –. ‘Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do’: è questa l’unica forza che permette alla Chiesa di ridare speranza a chi l’ha persa”.
Il presidente della Cei sottolinea gli “ultimi gesti” che ci hanno indicato “dove andare”, “in carcere”, “in mezzo alla gente”, per “essere misericordia verso tutti”. Non manca un riferimento al mondo “segnato da tante divisioni, incapace di pensarsi insieme”, dove si “persegue la logica della forza e non del dialogo”. Dialogo che, invece, dev’essere la cifra della Chiesa di oggi e domani, come indicato da Francesco.