
Bologna, rapina al call center di via Torleone (FotoSchicchi)
Bologna, 19 ottobre 2015 - «Uno mi ha afferrato per la gola, mentre l’altro mi puntava un coltello contro la pancia». È iniziato così – ieri sera intorno alle 21,15 – l’incubo di Rasheed Farrukh, pakistano di 32 anni, titolare del call center di via Torleone (foto), a pochi metri da porta San Vitale. Il commerciante stava chiudendo il negozio quando tre uomini, con i volti coperti da passamontagna e armati di coltelli, lo hanno aggredito, picchiato e legato con lo scopo di rapinarlo. E sono riusciti a portare via una cifra importante. Si parla di qualche decina di migliaia di euro. È ancora provato, Rasheed. Con difficoltà e lunghe pause riesce a raccontare quello che ha appena vissuto. Quell’ora in cui, legato in una stanza sul retro, ha aspettato che quegli uomini andassero via, che qualcuno lo liberasse.
È stato un’ora prigioniero nel suo negozio. Chi l’ha trovata?
«Mio fratello si è preoccupato non vedendomi rincasare alla solita ora. Dovevamo cenare insieme, ma io non arrivavo. Ha provato a chiamarmi, ma i miei due cellulari squillavano a vuoto. Così è venuto a cercarmi in negozio, assieme a mio cugino».
Riesce a raccontare cos’è successo?
«Io stavo chiudendo. Ero uscito dal call center e avevo le chiavi in mano. Ero voltato verso la porta, quando ho sentito una mano stringermi il collo e un coltello contro la pancia. Ho visto tre uomini, ma avevano il volto coperto. Mi hanno spinto dentro. Mi hanno preso a pugni. Uno me lo hanno dato qui, sulla fronte. C’è ancora il livido».
Cosa volevano?
«L’incasso del weekend. Sono venuti a colpo sicuro, sapevano che c’era denaro, perché le banche sono chiuse, non potevamo versare in banca».
Cosa hanno fatto poi?
«Mi hanno legato. Non so dove hanno preso la corda, se l’hanno trovata qui o l’avevano con loro. Mi hanno lasciato così, nello stanzino, e hanno fatto i loro comodi. Poi è arrivato mio fratello e abbiamo chiamato la polizia, ma i tre ormai erano lontani».
Saprebbe descriverli?
«Dall’accento sembravano dell’Est Europa. Due erano alti, uno più basso».
Ora come si sente?
«Sono molto provato. È stata una brutta esperienza. Qui, dopo le 19, la sera c’è da aver paura. Non passa un’anima. Ora dovremmo attrezzarci, fare in modo di non rimanere mai più da soli all’orario di chiusura...».
Da quanto tempo lavorate in via Torleone?
«I miei zii hanno aperto nel 2000. Qualche anno fa io ho rilevato la gestione. Anche loro avevano subìto, circa quattro anni fa, una rapina simile. Meno violenta, ma simile. Ora è toccato a me. C’è da avere paura».