Bologna, rasata per il velo. La sorella: “Si era tagliata i capelli da sola”

La maggiore delle tre figlie difende i genitori. “Nessuna costrizione né punizione”

Una ragazza islamica indossa il hijab a scuola (foto di repertorio)

Una ragazza islamica indossa il hijab a scuola (foto di repertorio)

Bologna, 1 aprile 2017 – Ha 17 anni ed è la maggiore di tre sorelle. E’ vestita all’occidentale, jeans e scarpe da ginnastica all’ultimo grido, ma in testa porta il velo hijab (capelli e collo coperti, volto scoperto). E’ la sorella di Fatima (nome di fantasia), la ragazza che è stata tolta alla sua famiglia perché ha raccontato di essere stata rasata a zero dai genitori come punizione per avere rifiutato il velo islamico.

La ragazza, incontrata in un'area verde vicino alla scuola media frequentata dalla sorella, fornisce però una versione diametralmente opposta e difende i genitori, un meccanico di 41 anni e una casalinga di 40, entrambi denunciati per maltrattamenti in famiglia. «Nessuna punizione né costrizione da parte dei genitori, soprattutto non per ‘colpa’ del velo». Sono tutte originarie del Bangladesh, arrivate in Italia da una decina d’anni. «Non è stato per il velo che è stata rasata, ma perché si era tagliata i capelli da sola e le sue amiche le avevano detto che non stava bene. Però non ha detto alla mamma: ‘no, non mi rasare’. Anche la mamma stava piangendo, perché anche lei era dispiaciuta di tagliarle i capelli», racconta la sorella ai microfoni di Trc.

"Il velo non c'entra in questa storia"

«Poi – ha detto – è andata a scuola, ha pianto e tutti i suoi amici l’hanno consolata». Ma lo portava il velo? «Lei lo portava e a scuola lo toglieva, poi se lo rimetteva. Forse è per questo che tutti hanno capito che era perché non voleva e la mamma la stava costringendo. Però non è vero. Anche io porto il velo, e lo metto a scelta mia e se voglio lo posso anche togliere». La 17enne è convinta nelle risposte: «No, non la costringevano, non l’hanno punita». La sorella minore è stata portata in una struttura protetta: «Ora – ha detto – non so neanche io dove si trova. Neanche i miei genitori lo sanno. La mamma è a casa e il papà sta cercando qualche rimedio, prova a parlare con qualche persona. Voglio solo che tutto questo finisca, è una cosa insopportabile».

 «Il comportamento della scuola è stato esemplare, si sono fatti carico tempestivamente e correttamente della vicenda, che è dolorosa», sottolinea Stefano Versari, direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale dell'Emilia-Romagna. «Sto dalla parte delle ragazze e delle donne sempre. Ogni forma di sopraffazione va rifiutata sempre», ha detto la presidente della Camera Laura Boldrini. «In Italia - ha aggiunto - c'è libertà religiosa ma questo non giustifica in alcun modo atti che vanno contro le donne e le ragazze. Nessun atto di forza va giustificato». 

 

 

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