"Ridiamo con Otello per dire cose serie"

Stasera e domani al Dehon. Francesco Paoloantoni. improvvisa su Shakespeare:. "Siamo dilettanti del mestiere".

"Ridiamo con Otello per dire cose serie"

"Ridiamo con Otello per dire cose serie"

Una commedia dell’arte, un teatro nel teatro che omaggia uno dei drammi più celebri di Shakespeare raccontando le difficoltà del mestiere dell’attore: Francesco Paolantoni porta in scena stasera alle 21 e domenica alle 16 al Teatro Dehon ‘O Tello o io’. Una compagnia amatoriale di attori – interpretata da Stefano Sarcinelli, Arduino Speranza, Raffaele Esposito, Viola Forestiero e Felicia Del Prete – è impegnata nelle prove di Otello, ma discutono in continuazione, si ritrovano a chiedersi quale sia il senso stesso del teatro amatoriale, se ne valga effettivamente la pena. Come se non bastasse ad un certo punto giunge a loro la notizia che l’attore che avrebbe dovuto interpretare Otello ha dato improvvisamente forfait. Sarà dunque il regista (interpretato da Paolantoni) a prenderne il posto, il quale però non conosce neanche le battute.

Paolantoni, ci spiega la scelta del titolo, oltre all’evidente richiamo all’opera di Shakespeare?

"Quando mi trovo costretto ad interpretare Otello, provo ad affidarmi ad un suggeritore, che tra l’altro sarà pessimo. Ho talmente paura di questa responsabilità che ad un certo punto grido ’Uno solo sopravviverà, o Tello o io!’".

Perché ha deciso di mettere in scena proprio l’Otello?

"Per trattare il tema della violenza sulle donne. Otello ne è l’esempio più lampante, non a caso quando si parla di ‘sindrome di Otello’ si fa riferimento all’emblema dell’uomo geloso, che può arrivare addirittura ad uccidere la propria donna. Volevo far riflettere sul problema, motivo per cui il finale si discosterà da quello scritto da Shakespeare".

La tecnica del teatro nel teatro invece che cosa le dà in più?

"Riesco a mettere in scena la commedia dell’arte, che è quella che mi appartiene. Lo spettacolo si arricchisce di volta in volta, c’è chiaramente un copione di base ma si crea lo spazio per l’inventiva. Poi fare l’attore che recita un ruolo che non sa fare è divertentissimo, posso permettermi di sbagliare quello che voglio che tanto nessuno se ne accorge, sembra fatto apposta (ride, ndr)...".

Lei parla anche della difficoltà della professione dell’attore...

"Sì perché in Italia non è neanche considerata tale, non c’è una categoria. A meno che tu non sia a livelli altissimi, in cui sei già famoso e conosciuto, è davvero complesso. Gli attori di teatro vanno incontro anche ai tagli dei contributi alla cultura, ed è quasi meglio creare compagnie filodrammatiche piuttosto che compagnie ufficiali. C’è anche questa critica nello spettacolo".

Alla fine questo Otello improvvisato se la caverà?

"Sì, in un qualche modo sì, ma non voglio aggiungere altro, si vedrà sul palco".

Alice Pavarotti

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