Sant’Orsola Bologna, maxi appalto. Indagati dirigente e cognato

Inchiesta sui ruoli ricoperti dal manager del Policlinico e dal presidente del cda Coopservice. Le accuse: abuso d’ufficio e falso

L’appalto era per la gestione dei ‘servizi integrati di supporto alla persona’

L’appalto era per la gestione dei ‘servizi integrati di supporto alla persona’

Bologna, 22 agosto 2020 - C’è un fascicolo aperto in Procura per la gara d’appalto da 123 milioni di euro per la gestione dei servizi integrati di supporto alla persona al Sant’Orsola. A presentare l’esposto la società bolognese Rekeep, che arrivò terza alla gara vinta dalla reggiana Coopservice e il cui esito, dopo la recente sentenza del Consiglio di Stato riportata ieri dal Carlino , è stato annullato assegnando il primo posto proprio al gruppo guidato da Rekeep.

LEGGI ANCHE Vince il cognato, salta l’appalto della coopL’appalto del Sant’Orsola nel mirino dell’Anac Due le persone indagate: Marco Storchi, direttore della struttura complessa dei Servizi di supporto alla persona del Policlinico e coautore del progetto e del capitolato tecnico a base della gara in questione, e suo cognato Roberto Olivi (fratello della moglie), presidente del cda di Coopservice. Le ipotesi di reato sono abuso d’ufficio e falsità ideologica. Titolare del fascicolo è il pm Augusto Borghini, mentre le indagini sono portate avanti dalla Guardia di finanza. Nei mesi scorsi le Fiamme gialle hanno già eseguito perquisizioni nelle case degli indagati, oltre a un’acquisizione di documenti nella sede dell’Ausl; difatti, anche se l’appalto era per servizi destinati al Sant’Orsola, l’esecuzione di questo tipo di bandi è gestita a livello metropolitano e la documentazione converge negli uffici dell’Azienda sanitaria. Il progetto di gara è stato presentato nel 2017 e, a gennaio 2019, ha visto vincitore con diversi punti di distacco dalla seconda e dalla terza classificata Coopservice; sull’ultimo gradino del podio la cordata composta da Rekeep (società precedentemente incaricata dello stesso ruolo) e L’Operosa. Le quali presentano ricorso per un’incompatibilità imputata a Storchi, che, stando all’accusa, non notificò tempestivamente la parentela con il presidente del cda e il fatto di essere stato dipendente di Coopservice dal 1998 al 2004. La dichiarazione in cui Storchi fa presente questi due elementi è in realtà datata dicembre 2017, ma non è protocollata, come prevederebbe la norma, ed è stata prodotta in giudizio ad aprile 2019. E i giudici del Consiglio di Stato, nella sentenza di 26 pagine firmata dal presidente Roberto Garofoli, interpretano come "riconoscimento ex post sostanzialmente confessorio" dell’incompatibilità il fatto che il Policlinico abbia sostituito il dirigente come direttore dell’esecuzione dell’appalto poco dopo la notifica del ricorso. Per quanto riguarda il materiale sequestrato durante le perquisizioni e i documenti dell’Ausl, sono attualmente al vaglio degli inquirenti; le indagini proseguono per fare luce sull’intera vicenda e per individuare l’eventuale presenza di elementi di rilievo penale circa la gestione e l’assegnazione dell’appalto nel mirino.

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