Scuola, stop ai voti sulle pagelle alla primaria

Tornano i giudizi o valutazioni alle elementari, dopo tredici anni di assenza. Furono aboliti dall’allora ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, che reintrodusse il voto numerico. Quattro i livelli di apprendimento per il giudizio descrittivo

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Bologna, 10 febbraio 2021 - Stop ai voti sulle pagelle: tornano i giudizi o valutazioni alle elementari. Questo dopo tredici anni di assenza giustificata perché aboliti dall’allora ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini che, nonostante malumori e contestazioni di maestri e pedagogisti, reintrodusse il voto numerico.

Per ciascuna delle discipline previste dalle Indicazioni nazionali per il curricolo, Educazione civica compresa, i bimbi dai 6 ai 10 anni troveranno il giudizio espresso dalla loro maestra. La novità prevista dal decreto Scuola, approvata nel giugno scorso, porta la firma del ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina: “Un cambiamento che abbiamo deciso in Parlamento, mettendo al centro l’idea che la valutazione, soprattutto in quella fascia di età, debba essere quanto più possibile chiara e rappresentativa del percorso fatto, dei miglioramenti conseguiti, degli obiettivi raggiunti”.

Quattro livelli di apprendimento

Quattro i livelli di apprendimento entro cui si articolerà il giudizio descrittivo di ogni studente riportato nel documento di valutazione ovvero la scheda. Il livello Avanzato prevede che, si legge nella nota del Miur, “l’alunno porta a termine compiti in situazioni note e non note, mobilitando una varietà di risorse sia fornite dal docente, sia reperite altrove, in modo autonomo e con continuità”. L’Intermedio che “l’alunno porta a termine compiti in situazioni note in modo autonomo e continuo; risolve compiti in situazioni non note, utilizzando le risorse fornite dal docente o reperite altrove, anche se in modo discontinuo e non del tutto autonomo”. Il Base dove “l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e utilizzando le risorse fornite dal docente, sia in modo autonomo ma discontinuo, sia in modo non autonomo, ma con continuità”. Infine, In via di prima acquisizione quando “l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e unicamente con il supporto del docente e di risorse fornite appositamente”.

I livelli di apprendimento saranno riferiti agli esiti raggiunti da ogni studente in relazione agli obiettivi di ciascuna disciplina. Nell’elaborare il giudizio descrittivo, la maestra terrà conto del percorso fatto e della sua evoluzione. Quanto poi agli alunni con disabilità certificata la valutazione “sarà correlata agli obiettivi individuati nel Piano educativo individualizzato (Pei)”, mentre quella “degli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento terrà conto del Piano didattico personalizzato (Pdp)”.

"Ma niente formulette standard"

“Finisce l’era dei numeri alla primaria. Evviva – esordisce Carmelo Adagio, pedagogista e preside dell’Istituto comprensivo di Gaggio Montano in provincia di Bologna -. Questo è un grosso passo avanti verso un’autentica valutazione. Che non è misurazione. Ma altri passi servono. Innanzitutto, è da sperare che, partendo dalla primaria, questa abolizione dei voti numerici possa presto passare alla secondaria. In secondo luogo, anche alla primaria non è tutto risolto con l’abolizione del voto: è importante ora che i voti non vengano sostituiti da formulette standard e da nuovi inquadramenti in livelli. Il documento di valutazione non deve dire cosa sono i bambini e le bambine. Non deve dire come sono, se sono 6 , 8 o intermedi o avanzati. Deve raccontare cosa si fa in classe; quali obiettivi si cerca di raggiungere, e deve dire ad ogni bambino cosa sta imparando e come. Solo così il documento può svolgere alla funzione che la valutazione ha in una scuola democratica, quella cioè di accompagnare nell’apprendimento. La valutazione nelle norme della scuola italiana è uno strumento volto a migliorare gli apprendimenti: il fine è la consapevolezza di ognuno nel lavoro svolto”.

Tutte le scuole, spiega Adagio, “stanno lavorando ed approntando nuove pagelle, nuove schede. L’obiettivo è di avere uno strumento che permette ad ogni bimbo di riconoscersi: mi chiamo Mario, in italiano leggo bene ma ogni tanto quando scrivo faccio errori, se leggo una storia capisco il senso ma mi sfugge qualche parola. Faccio i calcoli a mente anche con due cifre, ma a volte sbaglio a risolvere i problemi”. Per arrivarci, “dobbiamo procedere piano piano, comunicare alle famiglie i cambiamenti, confrontarci tra scuole, evitare di far tornare il momento degli scrutini un “processo” cui seguono numeri. La valutazione quindi deve tendere ad accompagnare il percorso scolastico, favorire la meta-cognizione, aiutare bambini (e famiglie, e insegnanti) a capire come procedere con ogni singolo alunno. Basta quindi pagelline che misurano, classificano, fanno graduatorie. Basta numeri che, da soli, non dicono nulla. Ma se la valutazione deve essere questo, perché non parlarne alla secondaria? Perché alla secondaria vanno bene i 7, gli 8, i 5? A chi e a cosa servono? Il voto a volte sembra uno strumento di potere in mano ai docenti, mentre deve diventare lo strumento principale di dialogo educativo. Siamo quindi ancora ai primi passi”.

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