Siccità, a Bologna raccolto anticipato. Ma il prodotto cala e i prezzi salgono

Gli agricoltori al lavoro anche di notte, con dieci giorni di anticipo sul 2021. Le alte temperature stressano le piante: "Per la farina quotazioni da economia di guerra"

Bologna, 23 giugno 2022 - Con un anticipo di almeno dieci giorni rispetto allo scorso anno, dalla pianura alla prima collina del Bolognese è iniziata la mietitura del grano e degli altri cereali. Una lavorazione che ha sempre rappresentato una festa per il mondo agricolo, anche se il clima rovente ha indotto gli agricoltori a usare il più possibile anche le ore notturne pur di preservare un raccolto che si presenta quanto mai prezioso. E se è presto per fare un bilancio, i primi dati mostrano comunque un buon risultato tendenziale.

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Siccità e caldo, raccolto anticipato
Siccità e caldo, raccolto anticipato

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"Per il grano tenero e quello duro è ancora presto. Finora abbiamo ‘battuto’ gli 11 ettari di orzo e dobbiamo dire che la quantità è buona, vicina ai 70 quintali l’ettaro, e con un buon peso specifico. Certo che poteva andare meglio, ma la siccità e la scarsità di precipitazioni sono state notevoli, con soli 371 millimetri di pioggia dall’inizio dell’anno", spiega Silvia Corazza, che insieme al fratello Cesare a Zola Predosa si occupa dell’azienda vitivinicola e della produzione cerealicola, con la coltivazione di grano duro, grano tenero, orzo da seme e altro seminativo. "Le piogge sono sempre più rare e violente, hanno provocato qualche allettamento, ma complessivamente anche l’ultima precipitazione di due settimane fa ha aiutato la maturazione dei grani. La vediamo più grigia per l’uva, ma è ancora presto per dire. Speriamo bene", dice diffondendosi poi sui ritardi coi quali si dice di volere affrontare un’emergenza ampiamente annunciata.

A Monte San Pietro , in valle del Lavino, l’altra notte Giordano Nanni con Manuel Piccinini hanno acceso i fari per una trebbiatura notturna tra San Chierlo e la Colombara. "Dalle prime pesate registriamo comunque un calo di produzione, diciamo tra il 10 e il 20 per cento, a seconda delle zone. Siamo in anticipo di due settimane sulla stagione ordinaria e se la notte non c’è umidità andiamo avanti così", dice Nanni, che per evitare i costi stratosferici dei concimi chimici e dei mangimi per il primo anno ha seminato anche venti ettari di favino, una leguminosa utile sia per l’alimentazione animale che per arricchire col sovescio la fertilità del terreno. "Lo abbiamo raccolto pochi giorni fa con una ottima resa".

Dal persicetano alla Valsamoggia le mietitrebbie hanno iniziato una stagione di raccolta che con le alte temperature mette sotto stress le piante dei cereali, con una maturazione precoce e un calo di produzione che le organizzazioni agricole stimano prudentemente tra il 15 e il 25 per cento.

Come confermano i fratelli Amedeo e Marco Ferri, titolari dell’antico mulino da grano di Borgonuovo, a Sasso Marconi, dove viene conferito buona parte del raccolto della media valle del Reno. "Per la farina siamo ormai in una economia di guerra, con quotazioni, anche se non ufficiali, che sono già sopra i 40 euro il quintale e la produzione che dai primi dati si conferma inferiore a quella dello scorso anno – dicono questi mugnai esperti –. Noi trattiamo solo grani locali, dei quali conosciamo la provenienza, ed è inevitabile che il prezzo sia cresciuto. Parliamo di grani di grande qualità e farine destinate a forni e ristoranti, in un quadro molto incerto, imprevedibile", dicono senza perdere d’occhio le macinazioni in corso.

 

 

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