"Un lockdown adesso sarebbe sbagliato"

Il dottor Fausto Francia invita a osservare i dati dei prossimi dieci giorni: "La situazione ora è stabile. Tenere d’occhio le varianti"

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di Nicoletta Tempera

Un invito alla pazienza, prima di decisioni drastiche. Il lockdown nazionale, per il dottor Fausto Francia, già direttore Sanità dell’Ausl bolognese e capo delle Sanità pubbliche italiane, può ancora attendere. "Siamo tornati in zona gialla da quindici giorni – spiega – dovremmo attendere almeno la fine della prossima settimana e vedere se l’andamento del virus, a seguito di questo alleggerimento delle misure, resta stabile o peggiora. Poi si potranno valutare, in caso, chiusure più stringenti".

Dottor Francia, ma la situazione, dati alla mano, è tanto drammatica da richiedere un nuovo lockdown?

"Una premessa è d’obbligo: Walter Ricciardi (consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, ndr) è un medico preparatissimo. Se parla della necessità di un nuovo lockdown è perché ha dati in mano. Detto questo, da più di venti giorni la situazione è stabile sui 15mila contagi al giorno; gli ospedali e le terapie intensive sono occupati per meno del 30 per cento... Certo, stando sotto i 10mila casi potremmo occuparci anche del tracciamento, ma la situazione appare stabile".

Quindi, per il momento, è un no?

"Un lockdown adesso sarebbe tecnicamente sbagliato. Io prima di prendere decisioni così impattanti aspetterei di avere il quadro dei prossimi dieci giorni: se i dati restano quelli di oggi, si può pensare, al limite, di fare delle zone rosse dove vengono evidenziati focolai legati a varianti. Se invece i casi si impennano, arrivando ai 30mila contagi al giorno, allora un lockdown di tre settimane sarà inevitabile. Dopo tutto, in molti altri Paesi europei già è in atto il lockdown da tempo".

Con il senno di poi, la scelta di dividere il territorio in zone cromatiche è stata giusta? O sarebbe stata meglio subito una drastica chiusura, magari limitata nel tempo?

"Da un punto di vista strettamente tecnico il lockdown sarebbe stato migliore. Ma ci sono tanti fattori da valutare, non è una circostanza semplice... Certo, determinate questioni non sono sicuramente state gestite bene dalla politica".

A quali si riferisce?

"Ad esempio, al dietrofront all’ultimo momento sugli impianti sciistici. Hanno fatto tavoli con i gestori fino al giorno prima, stabilito misure, diminuito la capienza... e poi la sera escono fuori con un ‘Abbiamo scherzato’? Non si fa così. Il tecnico può parlare, ma il politico, agendo così, fa una figuraccia. Se una decisione si prende, si fanno degli accordi con i lavoratori, si deve avere il coraggio di andare avanti fino in fondo".

La proiezione di un aumento sensibile dei casi è legata al diffondersi della variante inglese?

"I dati dimostrano che la variante inglese è più aggressiva del 30 per cento circa. Per questo l’indice Rt tende a risalire. Il punto è: se facciamo tornare l’Rt a 1,5 sarà una fatica farlo riabbassare sotto l’1. Se lo stoppiamo subito quando arriva a 1, la situazione sarà più facile da gestire. La questione è complessa, l’unica soluzione vera è l’immunità di gregge data dai vaccini. Ma bisogna arrivare a coprire il 65-70 per cento della popolazione. Intanto, con gli anziani già sottoposti a profilassi nei prossimi due mesi assisteremo a una notevole riduzione della mortalità".

In attesa di essere tutti più o meno vaccinati, dobbiamo guardarci dagli assembramenti, come quelli delle scorse settimane in zona universitaria...

"Gli assembramenti rischiano di essere una bomba atomica. Il questore dice ‘questi ragazzi non commettono reati da galera’. Ma la questione va affrontata con rigore. Mi rendo conto della difficoltà di disperdere 400 persone. Ma quando sono 30 o 40, si riesce. Purtroppo è principalmente una questione di sensibilità. Alcuni ragazzi, ma non solo, non si rendono conto della gravità del momento. Come i negazionisti. Ne conosco uno che ha avuto il Covid. Aveva scritto su Facebook: ‘Ho la polmonite bilaterale e mi è pure venuto il Covid’. Gli detto che, in caso, era il contrario...".

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