Villa Aldini abbandonata, tra rifiuti e bivacchi

La denuncia di Umberto Bosco, consigliere comunale della Lega: "Il portone è stato sfondato e l’interno è in condizioni indegne"

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di Luca Orsi

Le nicchie con gli affreschi del XII secolo, ("un unicum nel panorama artistico bolognese", scriveva la critica d’arte Milena Naldi), utilizzate come sedili per un picnic. Decine di piatti di carta e di posate ammucchiati nelle stanze. Sparsi sul pavimento, resti di cibo e bottiglie. Sacchi a pelo, cartoni stesi e segni di bivacchi. Scritte sui muri. Un puzzo di escrementi e urina che la mascherina non basta ad arginare.

È lo stato di totale abbandono in cui versa Villa Aldini, edificio neoclassico – di proprietà del Comune – che domina i colli da via dell’Osservanza. "Sono andato a vedere su segnalazione di alcuni cittadini – racconta Umberto Bosco, consigliere comunale della Lega – ma non immaginavo un disastro simile".

Centro di accoglienza di giovani rifugiati e richiedenti asilo fino alla fine dell’anno scorso, con 60 posti letto, Villa Aldini ora è vuota. "La struttura è stata abbandonata a se stessa, senza controlli. Qualcuno ha facilmente sfondato un portone e ora la villa si troviamo in queste condizioni indegne", afferma Bosco.

Il consigliere del Carroccio è entrato senza fatica e con il telefonino ha realizzato una serie di video all’interno della villa costruita agli inizi dell’800 per volere del conte Antonio Aldini, ministro e plenipotenziario di Napoleone.

"La villa, patrimonio del Comune, è di fatto alla mercé di chiunque", accusa Bosco. "Gruppi di ragazzi entrano ed escono. Ci sono luci accese e la caldaia è in funzione".

Da anni, afferma il leghista, insieme con le consigliere Francesca Scarano e Mirka Cocconcelli "sottolineiamo la grave disattenzione della giunta Merola su Villa Aldini, uno dei più grandi patrimoni architettonici della città". E se, per anni, Villa Aldini "è stata trascurata, ora è il caso di parlare di vero e proprio abbandono".

Anche nella Rotonda della Madonna del Monte – parte di un complesso benedettino inglobata nella villa, dove sono gli affreschi – ci sono "cartacce e sporcizia. Non escludo che alcune opere siano state danneggiate o rubate", commenta Bosco.

Nel novembre scorso, traslocato il centro di accoglienza per migranti, il Comune assicurò di volere restituire Villa Aldini alla città, "entro marzo 2021, ma è evidente che non è stato così", ricorda il consigliere.

Che quindi punta l’indice contro Matteo Lepore, assessore alla cultura di Palazzo d’Accursio, papabile candidato sindaco per il Pd: "Se non ha il tempo o la voglia di occuparsi di cultura e patrimonio – afferma Bosco –, perché non si dimette? Così potrà dedicarsi a tempo pieno alle primarie del centrosinistra e magari le sue deleghe passerebbero in mani più attente e premurose".

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