Villa Inferno Bologna, il racconto choc: "Vendevo il mio corpo per avere la cocaina"

L’inchiesta sui festini. In un verbale di oltre 100 pagine il dramma della ragazza allora minorenne

Luca Cavazza ha chiesto di patteggiare la pena di 1 anno e 8 mesi

Luca Cavazza ha chiesto di patteggiare la pena di 1 anno e 8 mesi

Bologna, 29 maggio 2021 - La cocaina "prevaleva sulla ragione" e sotto quell’effetto "mi mettevo in situazioni in cui le persone approfittavano di me". Marta, come l’abbiamo chiamata fin qui (il nome è di fantasia, ndr ), è la ragazza che – con la madre e le loro denunce del 2019 – ha scoperchiato il pentolone dei festini di Pianoro (Bologna), in quella Villa Inferno dove cocaina e sesso andavano a braccetto. E Marta all’epoca aveva solo 17 anni, età che nessuno dei presenti, come confessarono, avrebbe saputo. Oggi di anni ne ha due in più e per quella maledetta polvere bianca è arrivata "a vendere" il suo corpo. Bella, ma dai tratti ancora bambina, diventata facilmente preda di adulti senza nessuno scrupolo. Una delle quattro parti offese dell’inchiesta (da poco chiusa) della Procura felsinea che vede 15 indagati a vario titolo per induzione alla prostituzione e pornografia minorile, spaccio, tentata truffa.

L’udienza

Il 26 aprile il suo racconto è stato ’cristallizzato’ in aula, attraverso l’incidente probatorio voluto dal pubblico ministero Stefano Dambruoso. E quella prova, la sua testimonianza diretta in forma protetta – lei dietro un separé, gli indagati e i loro legali seduti di fronte –, a tratti è stata agghiacciante: un racconto dove cocaina e dipendenza l’hanno fatta da padrone. Quella ricostruzione, spalmata in 102 pagine, ora è stata interamente trascritta e da ieri messa a disposizione di tutte le parti.

L’inizio del dramma

Ottobre 2019: tutto parte da qui, dalla prima volta che varca il cancello di Villa Inferno, l’abitazione con piscina e sauna dell’imprenditore Davide Bacci, uno degli arrestati dell’inchiesta. Alle feste di Pianoro la giovane ci arriva grazie alla conoscenza con l’ex capo ultrà della Virtus e con un passato da candidato Lega: Luca Cavazza, oggi pronto a patteggiare 1 anno e 8 mesi e uscire dal futuro processo. "Dopo la partita di basket siamo andati a Villa Inferno". Una decina di persone presenti, subito a Marta viene offerta cocaina dal padrone di casa e da altri. "Era in cucina, sulla parte dove ci sono i fornelli. C’erano mucchietti di coca e tre, quattro righe stese a disposizione di tutti".

Il video

Dall’assunzione al sesso, prima con una ragazza, poi "un rapporto di gruppo". Filmato da un telefonino, con il contenuto diventato la prova regina dell’indagine. "Non avevo il controllo di me, avevo anche bevuto. Del video? L’ho saputo dopo, era stato fatto di nascosto". La ragazza tenta di bloccare la sua diffusione, "ero minorenne" e non voleva arrivasse ai suoi genitori. Nessuno dei presenti, secondo quanto hanno dichiarato, avrebbe però saputo la vera età di Marta. Che una volta mentì ad un altro degli indagati, Piero Randazzo, "conosciuto dopo che sono uscita da Villa Inferno". All’agente immobiliare di Bologna, estraneo ai festini di Pianoro, la ragazza disse di "avere 18 anni".

Duecento euro

Nella villa di Bacci vi tornerà in almeno "altre cinque occasioni" e sempre per lo stesso motivo: fare uso di sostanza stupefacente. Per averla ogni volta la moneta di scambio era una sola: il suo corpo. Solo una volta ebbe un rapporto sessuale a pagamento, "non ricordo se fossero 150 o 200 euro". In un’altra occasione "mi fu proposto di prostituirmi a Dubai" da un altro di quelli finiti sotto inchiesta: Fabrizio Cresi (anche lui estraneo ai festini di Pianoro), per sei mesi ai domiciliari e da pochi giorni senza nemmeno più l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. "Potresti andare a fare la dominatrice, ti pagano 2.000 a rapporto", le parole di Cresi riportate in aula da Marta. Frase che l’indagato ha sempre rimandato al mittente: "Era solo una battuta".

Prime righe

Il suo primo contatto con la cocaina arrivò "a maggio 2019, una curiosità mia e dei miei coetanei". Dieci euro per una riga, quella volta però le righe diventarono otto. "Non sapevo gestirla" perché l’assunzione la rendeva euforica, "eccitata". Dopo tre mesi di stop, ecco però i festini di Pianoro e la ripresa delle assunzioni diventate dipendenza che prosegue. Ma che ora, ha ribadito, "ho imparato a gestire".

Gli ex

La cocaina, sempre offerta e "mai acquistata", che veniva messa addirittura al centro dei rapporti con alcuni fidanzati. "Con Umberto (Mancini, indagato, ndr ) sono andata a vivere principalmente perché mi dava la sostanza". Non era un rapporto affettivo?, la domanda di un legale. Risposta: "Era dovuto al consumo di sostanza stupefacente". E un "rapporto tossico" era pure quello con Randazzo, definito "l’incantatore di serpenti" il quale "mi poteva dire che dal cielo piovono ... e io ci credevo".

Dramma senza fine

Nelle oltre tre ore di racconto, Marta ha confidato di aver tentato il suicidio due volte nel 2017 – prima dei fatti d’indagine –, di essere rimasta in coma una settimana e in cura da uno psichiatra, di essere arrivata a puntare il coltello contro i genitori sempre per colpa della polvere maledetta. Oggi vive lontano da Bologna, ma non ha chiuso con la cocaina: "E sono arrivata al punto di dire, ok, svendo il mio corpo perché sono dipendente".  

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