Villa Inferno Bologna, nuova inchiesta su cocaina e festini. Trema la città bene

Nel mirino avvocati, notai e sportivi. Le accuse sono spaccio e favoreggiamento della prostituzione. Molti professionisti sono già stati sentiti. Agli atti chat, indirizzi di ville e locali

Villa Inferno, nuova inchiesta. Trema la Bologna bene

Villa Inferno, nuova inchiesta. Trema la Bologna bene

Bologna, 12 novembre 2021 - L’inchiesta sui festini di Villa Inferno si allarga. O meglio raddoppia. Ed ecco, dunque, la ’partecipata’ che prende vita dall’indagine madre già approdata all’udienza preliminare con 15 imputati. Ora il livello però si innalza e nel mirino degli inquirenti ci sono fior di professionisti della città: imprenditori, notai, avvocati, qualche sportivo, agenti immobiliari, impresari della moda. Molti dei quali già stati sentiti come persone informate sui fatti, in un fascicolo che ipotizza i reati di spaccio e favoreggiamento della prostituzione. Con qualche nome che, da quanto trapela, sarebbe già stato iscritto tra gli indagati.

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Villa Inferno, nuova inchiesta. Trema la Bologna bene
Villa Inferno, nuova inchiesta. Trema la Bologna bene

Salto di qualità

Da Villa Inferno, dunque. Dai festini a base di cocaina e sesso nella villa di Pianoro dell’imprenditore Davide Bacci – alla presenza di una minorenne la quale con la sua denuncia scoperchiò il pentolone – allo spaccio di strada tra via Malvasia e via dello Scalo che l’altro giorno ha portato a 11 misure cautelari. Ora ecco il nuovo salto di qualità dell’indagine partito dalle testimonianze di alcune ragazze che avrebbero preso parte – stando ai loro racconti – a festini all’interno di alcune ville cittadine (ma non solo) dove noti imprenditori, che le accompagnavano a bordo di fiammanti auto di lusso, ’donavano’ per la serata dosi di polvere bianca.

Da qui il ’la’ al nuovo filone con i carabinieri del Nucleo Investigativo, diretti dal pubblico ministero Stefano Dambruoso – già titolare dell’intero procedimento –, che hanno messo nero su bianco decine di nominativi, acquisito visure camerali, chat, indirizzi di case, studi, aziende, locali. I più ’in’ della città dove la droga girava e qui erano soliti incontrarsi certi personaggi con avvenenti ragazze per organizzare le serate. A base di cocaina e sesso.

Stato di alterazione

Una delle quali, secondo quanto emerso, avrebbe parlato di una festa a Villa Inferno dove incontrò decine di persone, molte delle quali giovani donne, e dove conobbe Davide Bacci, l’imprenditore proprietario dell’abitazione con sauna e piscina dove la minorenne dell’inchiesta madre raccontò di aver fatto sesso con più uomini adulti per poi essere ripresa da un telefonino. Sempre la testimone, però, in quella notta avrebbe visto girare droga e ospiti in forte stato di alterazione fisica, ma non si sarebbe imbattuta in scene di sesso.

Il fascicolo

Nelle settimane e mesi scorsi, gli inquirenti hanno raccolto una serie di elementi che hanno portato ad ipotizzare oltre allo spaccio anche il reato di favoreggiamento della prostituzione. Inoltre si sta cercando di capire se tra le ospiti di quelle notti brave vi fossero pure delle minorenni. Vari i punti di ritrovo nei verbali di sommarie informazioni, con uno stesso comune denominatore: la cocaina. Tra i nomi emersi, comparirebbe anche quello di un ex appartenente alle forze dell’ordine. Secondo indiscrezioni, testimoni avrebbero parlato anche di serate trascorse in Romagna, in qualche noto locale di Riccione. Molti professionisti della città tirati in ballo sono già stati sentiti per chiarire alcune cose, qualche posizione è tutt’ora al vaglio.

Villa Inferno

L’11 gennaio intanto torneranno davanti al gup Alberto Gamberini i 15 imputati – a vario titolo per spaccio (contestato a 13 persone), induzione alla prostituzione minorile (6), produzione di materiale pedopornografico, truffa – dell’inchiesta sui festini di Pianoro. L’obiettivo per loro è duplice: sperare nella caduta dell’accusa di induzione alla prostituzione minorile (e di conseguenza del rischio carcere) per poter poi avanzare un risarcimento in denaro e strappare un patteggiamento ‘equo’ per chiudere la partita il più in fretta possibile. Intanto c’è chi ha già presentato alla vittima – l’allora minorenne – una prima parte del danno: chi un assegno circolare da 10mila euro, chi una quietanza a ristoro. Ma ora l’attenzione è puntata altrove.  

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