NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Zona universitaria di Bologna, la mappa dello spaccio: pusher giovanissimi e senza una ‘guida’

Dopo il blitz di marzo della Squadra mobile che ha scardinato la rete. Eroina e coca meno disponibili, i ragazzini vendono hashish. Il maggiore Millul dell’Arma: “Fondamentale l’attività di prevenzione”

Le attività di controllo di carabinieri e polizia sono quotidiane anche in Bolognina

Le attività di controllo di carabinieri e polizia sono quotidiane anche in Bolognina

Bologna, 2 dicembre 2024 – I capannelli quotidiani di spacciatori all’angolo tra via delle Moline e via Capo di Lucca non si vedono più. Non che il problema dei pusher sia stato debellato alla radice ma, come capita spesso, dopo la maxi inchiesta coordinata dalla Dda di marzo scorso e la relativa retata della Squadra mobile, la rete che gestiva lo spaccio nella strada è stata decapitata: sono di ieri le sentenze per i sodali, 145 anni di carcere complessivi spalmati su 23 condanne e 12 patteggiamenti.

Un colpo duro, che ha abbattuto un sistema radicato, lasciando un ‘vuoto di comando’, che in questi mesi sembra ancora non sia stato colmato. Questo nuovo contesto non è però una ‘oasi di tranquillità’.

La Squadra mobile, che dopo l’operazione di marzo ha continuato a monitorare con attenzione i movimenti degli spacciatori in zona universitaria, ha notato una ‘migrazione’ delle attività di spaccio: all’attenzione dei poliziotti, in questo momento, è tornata in particolare la zona di via Petroni e piazza Verdi, oltre a tutta quella trama fitta di viuzze dove i pusher, giovanissimi, si nascondono all’arrivo delle pattuglie e i loro clienti si fermano a consumare.

Il gruppetto nel mirino è composto da minorenni stranieri non accompagnati e di seconda generazione: si occupano solo di hashish e marijuana, mentre lo spaccio più ‘pesante’ ha cambiato casa, spostandosi verso la zona di piazza XX Settembre, oltre alla sempre presente Bolognina.

Questi adolescenti, però, non si occuperebbero esclusivamente di spaccio ‘conto terzi’: sarebbero gli stessi segnalati, in altre circostanze, per episodi di furti, rapine e affini. Un altro gruppetto di pusher è invece attivo tra via Mascarella e via Belle Arti, con puntate in via Irnerio: anche in questo caso, dall’attività della Mobile, è emerso che il ‘business’ sia legato allo spaccio di ‘fumo’, con coca ed eroina veicolate in altre strade e con modalità diverse.

Dopo il blitz della polizia in zona universitaria le attività di spaccio hanno cambiato ‘volto’
Dopo il blitz della polizia in zona universitaria le attività di spaccio hanno cambiato ‘volto’

Un quadro che mostra come in questa parte del centro si sia comunque un po’ alleggerita la pressione degli spacciatori: un risultato ottenuto anche grazie a un capillare controllo della zona universitaria, che vede impegnate tutte le forze dell’ordine.

Come spiega il comandante della compagnia carabinieri Bologna Centro, il maggiore David Millul, “in questi mesi abbiamo portato avanti attività capillari e diversificate, con il coinvolgimento di personale in borghese, per le attività di monitoraggio, e in divisa, per un effetto anche di deterrenza”.

Il risultato concreto sono “una cinquantina di persone identificate ogni giorno”, dice ancora il comandante Millul.

E questa costanza, anche quando non produce arresti, si traduce comunque in un fastidio per gli spacciatori, che, di conseguenza, cambiano zona d’azione. “La nostra attenzione è concentrata su tutta la zona: non solo Moline, piazza Verdi e Zamboni, ma anche via Belle Arti, via Mascarella e tutta l’area a ridosso di Irnerio – dice ancora il maggiore dei carabinieri – dove la situazione rispecchia un po’ quella del resto della città: un mercato ‘parecchio vivo’ per gli stupefacenti.

Anche se, rispetto a un anno fa, i numeri, in quest’area, dimostrano una flessione importante del fenomeno. Segno appunto che questa strategia di controlli serrati, che noi svolgiamo anche con il supporto delle Sio (Squadre di intervento operativo), porta risultati”.

Una percezione che si può estendere, nell’ultimo periodo, anche alla zona di piazza XX Settembre dove, benché la situazione sia ancora emergenziale, i controlli rafforzati di carabinieri e polizia, successivi all’omicidio di Mamadou Sangare, hanno dato i primi frutti, con una diminuzione notevole di episodi di spaccio violenti in quell’area.