BENEDETTA CUCCI
Cultura e spettacoli

Biografilm Bologna 2023, i vincitori. Oltre 12mila spettatori affamati di cinema

Chiude i battenti l’edizione numero 19. Pioggia di premi per registi e nuove proposte

Une Vie Comme Une Autre - Premio Hera Nuovi Talenti Concorso Internazionale

Une Vie Comme Une Autre - Premio Hera Nuovi Talenti Concorso Internazionale

Bologna, 19 gennaio 2023 – Alla sua diciannovesima edizione conclusasi domenica con le premiazioni e oggi con un’ultima scaletta di film, il Biografilm diretto da Chiara Liberti e Massimo Benvegnù ha presentato la sua nuova identità alla città e al mondo dei festival cinematografici. Una personalità minimale, rispetto a un tempo, costruita attorno a una programmazione netta, con visioni singole (nessuna replica) capaci di catalizzare l’attenzione e spesso partecipate dai registi o dai produttori per domande e risposte finali molto partecipate, con tematiche del contemporaneo ben segnalate così da accompagnare immediatamente il pubblico su una strada d’interesse, concorsi con pioggia di premi – anche se quello internazionale e quello italiano rimangono i fari del genere documentario- e pochissime visioni di fiction biografiche.

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Un festival del documentario ‘old school’, che rinuncia anche ai momenti spettacolari, anche se in effetti il Bioparco non è più tornato dal 2020, anno storico della pandemia, e che vuole rimanere concentrato sui film dedicati alle storie di vita, per proporre un affresco gigante delle possibili letture del nostro mondo. Undici giorni di manifestazioni, oltre dodicimila spettatori in presenza, quelli che hanno visto i film nella selezione su MyMovies ancora non pervenuti (vari titoli si vedono ancora fino al 22 giugno), oltre 450 partecipanti al Bio to B-Industry Days e i premi, si diceva, che sono davvero un indicatore di nuove opere da non perdere. Come ‘Sieben Winter in Teheran’ di Steffi Niederzoll, che ha vinto il concorso internazionale e che IWonder distribuirà in Italia.

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"Nel 2007- questa la motivazione della giuria - Reyhaneh Jabbari è stata arrestata e condannata a morte in Iran dopo aver ucciso un uomo che tentava di violentarla. Quello è stato l'inizio di un calvario durato sette anni in cui, secondo la legge della vendetta di sangue, il suo destino era nelle mani della famiglia dell'uomo morto. Grazie agli sforzi della sua coraggiosissima famiglia e alla sua resistenza, il suo è diventato un caso internazionale. La sua voce risuona potente nel documentario, così come quella della sua famiglia che si batte per il suo rilascio. Come giuria, non abbiamo potuto fare a meno di sentirci toccati, arrabbiati e ispirati dalla storia di Reyhaneh, mentre la sua lotta continua”.

Una storia toccante che guida un programma denso di narrazioni che vogliono dar voce a ingiustizie, perché il documentario rimane ancora la vera possibilità di dare risonanza a casi che rimarrebbero altrimenti sommersi dal silenzio. Come "Sconosciuti Puri” di Mattia Colombo e Valentina Cicogna, votatissimo dal pubblico e quindi vincitore dell’Audience Award | Concorso Internazionale, dedicato alla figura del medico legale Cristina Cattaneo, direttrice del Labanof, il Laboratorio di antropologia e odontologia forense dell'Università degli Studi di Milano, che da anni si impegna affinché la dignità dei defunti senza un’identità venga rispettata: tra le operazioni portate avanti quella del 2016 a Melilli, per riconoscere i morti del barcone affondato a 78 miglia a nord di Tripoli e recuperato dalla Marina Militare italiana.

"Un documentario scomodo - affermano i direttori del festival - che solo noi in Italia abbiamo accolto”. Ancora premi: Hera ‘Nuovi Talenti’ alla migliore opera prima del concorso internazionale a ‘Une vie comme une autre’ di Faustine Cros, Best Film BPER Award | Biografilm Italia a ‘After the Bridge’ di Davide Rizzo e Marzia Toscano. E infine menzione speciale BPER | Biografilm Italia per ‘The Mayor - Me, Mussolini and the Museum’ di Piergiorgio Curzi su Giorgio Frassineti, sindaco di Predappio dal 2009 al 2019, che ha inseguito un sogno: convertire la vecchia Casa del Fascio, ex sede del partito, in un museo e centro studi e documentazione sul fascismo e i totalitarismi. “Un film che ci mostra l'importanza di come la cancellazione della storia, anche se scomoda, non sia la strada giusta per proteggere la democrazia – è la motivazione -. Un film di grande attualità che ci invita a tenere il dibattito aperto”. E che forse sarà difficile vedere in giro, commentano i due direttori artistici. L’unico rammarico del festival, si intuisce in generale dalle parole del direttore generale Massimo Mezzetti , quello di non aver potuto fare almeno una proiezione nella splendida piazza Maggiore, cosa che lo scorso anno, col film «Grossman» di Adi Arbel, avvenne.