Cccp, il biglietto si paga. Parla la prima manager: "Lindo? Mai cambiato"

Concerto del 21 maggio, Helena Velena: "Quando li incontrai rimasi estasiata. Ferretti dal Soviet alla Meloni? Sempre lo stesso, gli piacciono i poteri forti"

Helena Velena

Helena Velena

Bologna, 17 marzo 2024 – Non si fermano le polemiche sui Cccp in piazza a pagamento, il concerto va sold out ma in città pare risorto un clima "contro". Ed emergono storie di quegli anni Ottanta ‘fedeli’, come quella dell’agitatrice contro culturale Helena Velena, che all’epoca, ancora Jumpy Velena, nickname di Gianpaolo Giorgetti, fondatore dei Raf Punk con Laura Carroli e poi dell’Attack Punk Records in via Lame, vide nell’allora trio protagonista di performance sconnesse, con Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni e Umberto Negri, qualcosa di speciale. Della band, Velena pubblicò quattro dischi e dopo il primo ’1964-1985 Affinità-Divergenze Tra Il Compagno Togliatti E Noi - Del Conseguimento Della Maggiore Età‘ le strade si divisero.

Helena Velena, com’era pensata la sua Attack Punk Records che ha fatto la storia della scena punk italiana?

"Tutto quello che facevamo doveva avere una sua integrità e integralità, non avremo mai potuto da musicisti, come accade oggi, campare di sponsorizzazioni. Il look doveva essere corrispondente ai testi e alla musica, spigolosi, aggressivi, un immaginario compatto per cui era necessario autoprodursi i dischi, i concerti, i volantini, le fanzine. Fondammo l’Attack Punk per fare la musica come volevamo".

Quando incrocia i Cccp?

"Anni ottanta a Carpi, dove c’era una scena punk e la stessa battaglia contro il Comune per gli spazi che c’era qui a Bologna, che poi culminò con la contestazione del concerto dei Clash. A Carpi i punk erano stati ascoltati dal sindaco, ma durante la festa del patrono che prevedeva uno show presentato da Fiorello, decisero di fare l’anti-festa del patrono davvero scassatissima, senza un vero palco. Sullo sfondo di una bandiera rossa con falce e martello a un certo punto arrivano questi tre con la chitarra attaccata a un televisore e uno che recita dei testi in rima su queste marcette fatte con la batteria elettronica. Sono rimasta estasiata".

Perché?

"Mi ricordavano moltissimo i Rondos, un gruppo comunista olandese che avevo visto suonare una volta coi Crass, band che aveva ispirato il discorso delle autoproduzioni e di un’anarchia coerente in tutto. Stessa bandiera con falce e martello e una musica molto simile, con le marcette, i versi recitati. Ero stata colpita dai testi in italiano dei Cccp, con delle belle parole che si capivano bene, poi era interessante il concetto del filo-comunismo. Gli proposi di fare un disco, cosa che accettarono. Per noi dell’Attack Punk sarebbe stato pensato col nostro abituale concept di vinile libricino per i testi e altri materiali, per di più con un’estetica filo sovietica, un’idea molto bella….".

Poi l’incanto si è rotto?

"Non avevo idea che dietro a quel comunismo ci fosse un’adorazione totale per l’Unione Sovietica, per me sinonimo di massacri. Quando negli anni a seguire la gente ha iniziato a chiedermi come avesse fatto Ferretti a cambiare così tanto, io ho sempre risposto che lui in verità non era mai cambiato, perché dal comunismo sovietico era passato all’amore per l’Islam, poi per il cattolicesimo papista e pure anti comunista e infine era diventato ’meloniano’. Insomma, c’era sempre un grande bisogno di rapportarsi coi poteri forti. Dopo il primo album, quando stavano per esplodere, mi proposero di diventare loro manager, ma io non me la sono sentita. Le nostre strade si sono divise".

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