Lapresa Twins: "La nostra vita in Caserma"

I gemelli, star sui social e ospiti della newsletter, raccontano il reality: "Impariamo le regole. Una crescita umana e professionale"

I Lapresa Twins, Nicholas e William, (21 anni)

I Lapresa Twins, Nicholas e William, (21 anni)

Bologna, 16 febbraio 2021 - Poco più che ventenni i gemelli Lapresa Twins, Nicholas e William da Granarolo, sono tra le più amate star italiane dei social, che vuol dire avere un seguito di oltre sette milioni di giovanissimi seguaci su Tik Tok e di oltre 200mila su Instagram. Una fama nell’universo degli adolescenti (ma anche dei bambini) che continua a aumentare da quando i due sono tra i protagonisti del nuovo reality di Rai Due, in onda dal 27 gennaio, La Caserma . Dove un assortito gruppo di ragazzi deve fare, per la prima volta nella sua vita, i conti con le dure regole dell’addestramento e della disciplina militare. Il programma è prodotto in collaborazione con Blu Yazmine di Ilaria Dallatana e Francesca Canetta.  

Nicholas e William, da quando siete entrati in ‘Caserma’ cosa vi manca di più della vita che avevate fuori e cosa di meno? "Quello che manca di più è la famiglia, gli amici, gli affetti cari. Gli esseri umani, non gli oggetti materiali. Non abbiamo sentito l’esigenza del telefonino o dei social, ma delle persone vicine che ora non sono qui". C’è qualcosa, in particolare, che avete apprezzato, della vita in ‘Caserma’, qualcosa che non conoscevate e che probabilmente non avreste sperimentato mai? "Sin dai primi giorni abbiamo sviluppato una forte passione per la divisa. Quando la indossi per i percorsi o le missioni ti senti… ‘orgoglioso’ per la sua valenza simbolica. Sì, è una delle cose che abbiamo amato di più". E quello, invece, che proprio non digerite della vita da ‘segregati’ in Caserma? "Ecco, l’aspetto che sopportiamo di meno è andare a letto alle 11 di sera… Noi davvero odiamo andare a letto presto, quindi essere obbligati a dormire alle 11 è una regola che ci pesa tantissimo". Pensate che questa esperienza vi arricchirà, sia umanamente, che professionalmente? Credete vi sarà utile anche per il lavoro che fate? "Certo, ci ha già arricchiti. Umanamente perché ti fa crescere come persona, ti rende più indipendente, più responsabile, più rispettoso delle regole. Professionalmente perché impari regole e comportamenti che nessuno ti avrebbe insegnato, se non entrando in questo contesto". Quello che succede dentro è come che ve lo aspettavate o avevate un’altra idea della vita tra le mura della Caserma? "In linea di massima è proprio quello che ci aspettavamo. Certo, l’importanza di alcuni obblighi ci era sinceramente sfuggita. Come la sveglia al mattino. Non pensavamo che fosse così pesante, oppure le cosiddette ‘punizioni’ (giri di corsa e altre attività) all’alba". Cosa vi ha spinto a abbandonare, se pure per periodo di tempo, la vostra vita abituale, le vostre abitudini quotidiane? "Sicuramente la voglia di mettersi in gioco e di provare nuove esperienze, di fare qualcosa di cui hai solo sentito parlare dai tuoi genitori e dalla loro generazione, che ci dicevano ”Guardate, non ce la farete…!“ e allora diventa anche una sfida personale". Cosa desiderate più di tutto fare, una volta usciti? "Riabbracciare le persone che non vediamo da un sacco di tempo... E poi mangiare i tortellini, e anche i tortelloni perché in Caserma non li abbiamo visti nemmeno con il binocolo. E poi penseremo al resto". Quali sono le prime persone che vedrete? "Le prime persone che incontreremo saranno i nostri genitori e i nostri amici più stretti, distanziamento dovuto al Covid-19 permettendo, naturalmente".  

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