
Questa sera alle 21,30 lo spettacolo di Aps Giostra di Cesena che ripercorre la vicenda di due monaci accusati di eresia
La fascinazione che nei secoli ha esercitato il più famoso degli ordini cavallereschi, quello dei Cavalieri del Tempio di Gerusalemme, si riaccende stasera sul palco del chiostro di San Francesco. Anche sulla nostra città, infatti, si erano proiettate le luci abbaglianti e le ombre fosche della storia dei templari culminata nell’annus horribilis 1312, in cui Papa Clemente V dichiarò soppresso l’ordine e il re di Francia portò sul rogo, appena due anni dopo, il Gran Maestro Jaques de Molay. Fu l’epilogo terribile di un atto d’accusa iniziato anni prima, come dimostrano anche i documenti raccolti da Daniele Molinari - avvocato e presidente dell’associazione che tiene le fila della Giostra d’Incontro che si svolgerà domenica in piazza del Popolo - che stasera porta in scena una fosca vicenda cesenate legata ai monaci guerrieri del Sacro Tempio.
Daniele Molinari, cosa successe a Cesena in uno scorcio del 1310?
"I documenti i riportano l’istruttoria e i verbali, autentici, ritrovati da un ricercatore francese qualche anno fa, dell’interrogatorio relativo ad un processo a carico di due monaci templari di Rimini. Documenti fondamentali per capire come funzionava un processo per eresia. La caccia ai templari era iniziata in Francia già nel 1307 ma in Italia era un po’ frenata dal papa che non accettava senza verifiche le accuse contro i monaci del Tempio, ma ciò non impedì che i due fossero trascinati a processo".
Dove avvenne l’istruttoria?
"Nella residenza dell’arcivescovo di Ravenna Rinaldo di Concorezzo, che aveva competenza fino a Rimini. Tale residenza doveva essere collocata più o meno dove oggi c’è l’osteria Mastro Birraio, poco discosta dalla chiesa di Boccaquatro. Non vi è certezza di tale localizzazione ma i verbali citano la casa dell’arcivescovo, che era effettivamente ubicata nella Contrada Trova". Che altro emerge dai verbali? "Innanzitutto che l’inquisitore, coadiuvato da altri quattro tra cui il vescovo di Cesena, rifiutò di sottoporre i due accusati alla tortura, sistema che fu alla base di molte condanne al rogo. I due riminesi alla fine la scamparono".
I templari furono accusati di sacrilegio contro la santa croce, comportamenti non cristiani, sodomia, idolatria, eresia. In realtà forse erano troppo ricchi e troppo potenti.
"I due riminesi confessarono peccati veniali e sfuggirono all’accusa di eresia. Ma i templari possedevano in effetti un tesoro smisurato che faceva gola al re di Francia che, nei loro confronti, aveva maturato un debito altrettanto consistente".
Come si svolgerà lo spettacolo di questa sera?
"Racconteremo nel dettaglio ciò che sappiamo del processo ma anche dove, secondo alcuni documenti antichi, era collocata la chiesa templare cesenate, identificata non lontano dal Ponte di San Martino, davanti alla chiesa di San Domenico. In finale lasceremo spazio alla vis comica di Alessandro Pieri che racconterà alcuni episodi in chiave grottesca".