
Leandro Pasini, presidente. di Adac Federalberghi
Gli alloggi per i dipendenti stagionali rappresentano uno dei principali problemi per gli albergatori e costituiscono una spesa che incide molto sui bilanci delle aziende di piccole e medie dimensioni che caratterizzano la riviera. Sulla questione interviene Leandro Pasini, presidente di Adac Federalberghi e lo fa partendo da alcuni dati che fotografano la situazione.
A Cesenatico oggi ci sono 304 hotel con 10.836 camere e 21.901 posti letto. I lavoratori stagionali occupati nella zona mare sono circa 8.500, quindi in teoria, se fossero tutti dipendenti residenti fuori dalla Provincia o comunque lontani dal territorio, oltre un terzo delle camere degli alberghi sarebbero improduttive.
Occorre inoltre tener presente che i tempi sono cambiati, in quanto i giovani oggi chiedono sempre più camere singole. Dare un alloggio ai lavoratori stagionali significa dunque un impatto consistente sui costi degli alberghi sia per le mancate entrate (le stanze riservate ai dipendenti non possono essere affittate ai clienti, riducendo così il potenziale ricavo), che per i costi di manutenzione.
Infatti le stanze occupate dai dipendenti richiedono manutenzione e pulizia costante. Infine occorre considerare le spese di energia elettrica, acqua e altre utenze utilizzate dai dipendenti, che pure aumentano i costi operativi.
Nell’attuale contesto, considerando anche la difficoltà a reperire personale, il dato di fondo è che offrire alloggio ai dipendenti rimane una cosa utile e necessaria, essendo un beneficio aggiuntivo che aumenta la soddisfazione e la motivazione del personale. Come tale va certamente salvaguardata perché costituisce una forma di attrazione dei talenti, in quanto con la possibilità di garantire l’alloggio ai propri dipendenti in albergo, il posto di lavoro è più appetibile, specie in località come Cesenatico dove l’alloggio è costoso o difficile da trovare.
"Il punto – dice Pasini –, è che gli alberghi hanno sempre più difficoltà ad affrontare questo onere alle condizioni attuali e servono adattamenti normativi urbanistici. La via di uscita non può certo essere quella di non dare più alloggi ai dipendenti, ma cercare forme alternative compatibili con l’aspetto gestionale oltre che normativo, ed è qui che il discorso si allarga andando a sconfinare nelle competenze degli enti locali, quindi Comune, Provincia e Regione, affinché rendano possibile un adattamento delle norme urbanistiche per gli alloggi riservati al personale. Faccio pertanto un appello ai politici ed agli amministratori, affinchè si giunga a variare la tipologia degli alloggi riservati ai dipendenti, fermo restando i rapporti di aria e luce e la conformità degli impianti, l’arredo dei bagni con wc, docce, lavabi, bidet e la salubrità dei locali".
In poche parole serve un intervento della politica che verifichi tutte le possibilità di convertire aree inutilizzate dell’albergo in alloggi per i dipendenti, come seminterrati o aree comuni poco utilizzate.
"Riservare stanze ai dipendenti – prosegue Pasini –, comporta costi significativi che noi albergatori ci accolliamo volentieri, perché è anche un investimento importante nel benessere e nella motivazione del personale, ma tali costi vanno resi sostenibili. Questo alla fine si tradurrebbe in un impulso per il turismo con vantaggio per tutta la collettività".
Giacomo Mascellani