Cesenatico, spiaggia invasa dalle alghe. Daphne aumenta i controlli

Gli esperti: "La proliferazione è naturale e innocua, monitoraggio continuo"

Escursione in mare con battello Daphne (Ravaglia)

Escursione in mare con battello Daphne (Ravaglia)

Cesenatico, 1 agosto 2018 - Quando alle sette e mezza di mattina il battello Daphne dell’Arpa molla gli ormeggi dalla darsena diretto verso il mare aperto, i turisti sono a fatica alle prese con la colazione. Poche onde e tanto sole accompagnano i ‘dottori’ dell’Adriatico che visitano a domicilio il loro ingombrante paziente: chilometri e chilometri di acqua da Cattolica fino a Goro da tenere sotto rigoroso controllo a suon di analisi di campioni e sguardi di telecamere subacquee.

All’inizio di agosto serve il tappeto rosso da stendere ai vacanzieri, ma di primo acchito la più vistosa striscia rossa presentata a chi va alla conquista della spiaggia è quella delle alghe.

«E’ chiaro – commenta la biologa di Arpa Cristina Mazziotti – che ogni villeggiante si aspetterebbe un mare da cartolina, con l’acqua trasparente fino al fondale e niente fuori posto. Il mare però non è una piscina e quello che è meno piacevole per l’occhio è di fondamentale importanza per la salute di chi vive in quell’ecosistema».

Il riferimento è ai pesci e a tutti gli organismi che proprio grazie a quelle alghe si nutrono e proliferano. Oppure alle conchiglie, che a vederle spiaggiate viene da torcere il naso, lamentandosi dei cattivi odori: «I bagnini ogni giorno fanno una gran opera di pulizia e rimuovono tutto – continua Mazziotti – ma una conchiglia abbandonata sulla battigia in futuro farà sabbia, se le togliamo, il ripascimento chi lo crea?».

In ogni caso, mentre le attenzioni dei turisti sono concentrate sul primo tratto di costa, la Dahpne punta dritto verso il cuore della distesa blu. Ogni settimana si effettuano prelievi in postazioni stabilite, d’inverno ogni due. Si parte da 500 metri dalla costa e poi ci si sposta a tre chilometri, sei e dieci. A inizio mese si arriva anche a venti. La cabina è attrezzata con un laboratorio da viaggio collegato a un pc e ai monitor di una telecamera che tiene sotto controllo i fondali.

Una sonda preleva e analizza campioni per verificare la quantità di ossigeno, la temperatura, la salinità e i livelli di clorofilla, legati alla presenza di sostanze come fosforo e azoto, risultati finali degli scarichi civili e industriali. Questi ultimi sono i principali fattori in grado di alimentare la crescita delle alghe: le sostanze che servivano per far crescere e germogliare più in fretta le piante, finiscono nelle falde acquifere, poi nei fiumi e infine al mare dove allo stesso modo favoriscono la crescita delle alghe.

«La zona più soggetta a questo fenomeno è quella vicina al delta del Po, poi andando verso sud l’impatto diminuisce».

La telecamera inquadra un fondale limpido e anche gli esami visivi sono buoni. I responsi che non arrivano in presa diretta arriveranno dopo, dai laboratori a terra.

Con un’unica certezza: la salute del mare dipende dagli uomini, turisti compresi.